Lamentavano una lentezza del servizio di assistenza per il figlio con gravi problemi psichici.
Talvolta quando il giovane 27enne si rifiutava di assumere la terapia si sono addirittura rivolti al Punto di Primo Intervento territoriale. In questa situazione complessa, i genitori del ragazzo aspettavano da tempo, grazie all’intervento dei Servizi Sociali, una struttura idonea che, in una prima ipotesi, sarebbe potuta essere fuori regione addirittura, poi qui in provincia. Ma queste risposte non arrivavano ed era un continuo alternarsi tra Centro di Salute Mentale e Porta Unica di Accesso, finché, stanchi, si sono addirittura rivolti al locale Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Il 27 mattina, però, all’ennesimo incontro con l’assistente sociale il ragazzo, entrato nella stanza nervoso a causa della patologia, ha inveito contro la dottoressa sbattendo i pugni sul tavolo. L’intervento di un infermiere, che aveva sentito rumori inconsueti, ha messo fine al momento di panico che ha costretto la donna a raggiungere il pronto soccorso in forte stato di agitazione.
Esistono mille rischi e pericoli per ogni mestiere, certo, ma è altrettanto giusto che l’azienda tuteli sempre il proprio personale. Ricordiamo, infatti, che nell’ex nosocomio bitontino non è presente un sistema di videosorveglianza né una guardiania armata e casi molto peggiori di questo possono capitare quasi ogni giorno.