Il 18 marzo 2020, i media nazionali mostravano immagini strazianti provenienti da Bergamo: decine di camion militari portavano le salme delle vittime di Coronavirus verso cimiteri di città limitrofe, per essere cremate.
A distanza di un anno, l’Italia intera celebra la Giornata nazionale in ricordo delle vittime di Covid, che ad oggi risultano essere 103mila.
Un dato terribile, che anche le comunità di Bitonto, Palombaio e Mariotto hanno contribuito ad incrementare. Perché, purtroppo, dietro la gioia di vedere diminuire il numero di contagiati, spesso si cela il dolore per una vita strappata.
Solo nella seconda ondata, ovvero da novembre a febbraio, la nostra città ha infatti contato 50 morti a causa del virus. Una media di oltre 12 al mese.
Padri, madri, figli, zie, zii, nonne e nonni, tante nonne e nonni, che hanno perso la loro battaglia rinchiusi in casa o in ospedale, da soli.
La maggior parte di loro ha circa 80 anni, “i vecchi”, come dice qualcuno con disprezzo e assurda leggerezza, come se la loro anzianità sia una giusta causa per sacrificarli. Altri hanno invece spento da poco la loro 70esima candelina.
Altri ancora hanno un’età che rende forse ancora più difficile accettare la morte: 64, 63, 55, 50 anni, e addirittura 46 e 45 anni. Alcuni senza neanche malattie pregresse, altra scusa usata da molti per far sembrare più lontano il pericolo causato dal Covid.
Intere generazioni spazzate via, altre colpite più o meno duramente da un virus che diventa di giorno in giorno più pericoloso, più letale. E che non guarda la cartella clinica o la carta d’identità.
Una tragedia, a cui contribuiamo tutti con atteggiamenti irresponsabili, allentando la guardia, concedendoci qualche minuto di libertà dalla morsa che purtroppo ci ha stretti più di un anno fa.
Occorrerà stringere ancora i denti, sperare nei vaccini e smetterla di trincerarsi nella convinzione che sia tutto un complotto o che “ne muoiono molti di più per altre cause”. Perché questo non cambierà lo stato delle cose.
Centotremila persone sono morte in tutta Italia per via del Covid, da sole. Cinquanta solo a Bitonto tra novembre e febbraio. E ogni numero ha un nome, un volto, dei cari, una vita, che non avrebbe dovuto essere spezzata così.