Il premio Nobel per l’Economia 2015 Angus Deaton lo scorso giovedì ha tenuto una lezione su “Salute, disuguaglianza, benessere nelle economie avanzate” presso il Salone degli Affreschi dell’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari. L’economista scozzese, oggi professore di Economia e Affari Internazionali alla Woodrow Wilson School e al Dipartimento di Economia a Princeton, ha preso parte alla kermesse “UniBa for G7”, organizzata dall’ateneo in concomitanza con il G7 dell’economia, discutendo della situazione economica a livello internazionale e di come è cambiata nel corso dei secoli.
In particolare, Deaton, a cui due anni fa l’Accademia reale svedese delle scienze ha assegnato il premio Nobel “per le sue analisi sui consumi, sulla povertà e sul welfare”, ha diviso la discussione in due parti: nella prima, si è soffermato sulle relazioni reciproche fra progresso e disuguaglianza, come questi due fattori si siano evoluti nel corso del tempo e che effetti hanno esercitato sugli indicatori legati alla salute e alla felicità. Nella seconda parte invece il professore ha sviscerato la situazione economica statunitense, analizzando diversi dati, come l’andamento dei guadagni, l’aspettativa di vita e altri parametri, correlandoli al tipo di gruppo preso in considerazione (ispano-americani, afroamericani, bianchi con istruzione elevata, ecc.). Un’attenzione particolare è stata dedicata alla sanità.
«Al giorno d’oggi – ha esordito il premio Nobel – molte persone pensano che il nostro mondo sia un brutto posto in cui vivere e pensano che la disuguaglianza sia un fattore sempre negativo. I giornali per esempio parlano sempre di cose negative, mai di cose buone. Eppure il mondo di oggi è un posto migliore, come non lo è mai stato nella storia umana».
Deaton ha poi iniziato ad esporre la sua lectio partendo dall’assunto secondo cui negli ultimi secoli il progresso ha portato inevitabilmente alla disuguaglianza. «Non sono a favore della disuguaglianza – ha puntualizzato – ma ci sono degli aspetti importanti di cui tener conto. La rivoluzione industriale, per esempio, ha prodotto un aumento dell’aspettativa di vita fino ad oggi. Così come anche un grande gap, visto che è responsabile dell’attuale disuguaglianza fra l’Africa e gli altri paesi del mondo, oppure della maggiore ricchezza degli stati dell’Europa Nord-Occidentale».
Il professore di Princeton ha quindi snocciolato una serie di dati a sostegno degli aspetti positivi prodotti da questo progresso plurisecolare. Ha così illustrato un grafico nel quale si correlava l’aspettativa di vita globale con l’andamento del prodotto interno lordo mondiale, mostrando come negli ultimi 50 anni si è manifestato un trend positivo: «Il mondo sta diventando un posto più ricco e benestante» ha commentato. Affermazione confermata dai dati sul numero dei poveri a livello mondiale nel periodo 1980-2012/13: in questo arco temporale si è passati dalle due miliardi di persone che non raggiungono gli 1.90 $ al giorno (questa la soglia per la povertà definita a livello internazionale) a meno di un miliardo di persone. «Tenendo conto che nello stesso periodo di tempo la popolazione mondiale è aumentata – ha fatto notare il premio Nobel – la diminuzione è ancora più significativa».
Altrettanto interessante la correlazione fra il grado di felicità in un determinato paese e il guadagno medio degli abitanti di quello stesso stato. La misurazione, che si è basata su interviste effettuate dall’istituto sondaggistico Gallup, ha evidenziato come all’aumentare del guadagno aumenta il grado di felicità rilevata. Così, fra i paesi che si dicono più felici, svettano quelli del Nord Europa, con la Danimarca in testa (grado di felicità 10/10). Mentre in coda alla classifica spuntano paesi come il Togo (3/10). L’Italia fa registrare un grado di felicità pari a 7/10. «Al papa non piacerà questo grafico – ha scherzato Deaton – visto che mostra come all’aumentare dei guadagni corrisponde un incremento nella felicità delle persone».
Poi la discussione si è spostata su dettagli più tecnici e su quelli che sono gli aspetti negativi di cui è malata l’economia contemporanea, con una particolare attenzione rivolta al quadro statunitense. Crescita economica anemica, aumento della mortalità in specifiche classi della società americana, disuguaglianze sociali sono stati gli argomenti toccati, e sempre ben documentati statisticamente, dal professore di Princeton. Alla fine della lectio, Deaton è stato insignito del sigillo dell’Università di Bari, consegnato dal rettore Antonio Felice Uricchio.