Tutte le cose belle della vita, quelle che ci portiamo
nel cuore sempre, accadono per caso.
Eccole.
Giulio,
un giornalista timido, un po’ impacciato e in cerca di una promozione e del
pezzo che possa aiutarlo nella svolta, e Vivien, affascinante ed affermata cantante, che vive nelle pieghe della sua solitudine.
L’anello di congiunzione tra i due diventa la musica di Domenico Modugno.
Le lunghe telefonate tra i due, per avere più
informazioni possibili sul cantante di Polignano,
diventano il pretesto per conoscersi ed affrontare un percorso di formazione
assieme.
Giovanni De Filippi, nei
panni di Giulio, diventa il “gatto
innamorato che randagio se ne va’”: comincia a sognare il suo nome accanto
a quello di Mariangela Aruanno – impeccabile artista a tutto tondo – ,
nelle vesti di Vivien, e prova a farla sentire meno sola.
Le voci si fanno calde, intense, innamorate – senza
neppure saperlo -, come dolci poesie e soffi di vento nel cielo azzurro.
Gli arrangiamenti, di Katya
Fiorentino al
pianoforte, del contrabbasso di Flavia Ostini e il suono della batteria di Cecilia Sanchietti, sulle canzoni di Modugno son balsamo per le anime
dei due giovani e fanno viaggiare le menti e la fantasia sulle onde che s’insinuano
tra il jazz e le sponde del cuore quasi rockeggiante.
S’attende con fervore un segno, una frase, uno squillo
e ci si rincorre tra sorrisi e occhi intimiditi, bassi e sognanti.
Dalle prime canzoni in salentino con “Lu pisce spada” – dove l’attore, d’origine
leccese, ha dato prova d’abile maestria canora – sino al successo sul palco di
Sanremo con “Volare”.
Meraviglioso arriva un
bacio profumoso di vita, un tenero abbraccio e la fuga a New York.
Via il guscio della
timidezza, quello della solitudine si tramuta in ricerca della felicità e di
quel volo che porti a salire sulla nuvola dell’amore.
Tutti i colori dell’arcobaleno
diventano parte della tela in quell’angolo del palco, ma l’essenziale diventa
invisibile agli occhi: “Fate della vita il vostro capolavoro”…
diceva così quel piccolo bigliettino…