Vendere lo stabilimento in sezioni separate che andrebbero a più investitori. È questa l’ultima idea proposta per salvare gli operai dell’ex Om Carrelli, rimasti senza lavoro dopo l’abbandono dalla Tua Industries e da cinque mesi senza stipendio. Nonostante fosse stata annunciata, a dicembre, la proroga della cassa integrazione, scaduta a dicembre, questa non è stata mai avviata perché nelle casse della «Tua» erano stati trovati appena 2mila euro, insufficienti anche per pagare i creditori. Nel frattempo il curatore fallimentare ha notificato l’avvio della proceduta del licenziamento collettivo. Negli scorsi giorni gli operai (scesi dai 191 di dicembre a 184) hanno manifestato anche nell’aula del consiglio comunale di Bari, mentre era in corso una seduta.
C’è ancora il tempo di trovare l’acquirente e di far rientrare il licenziamento collettivo, ma nessuno di chi si farà avanti entro venerdì ha intenzione di assumere tutti. Ecco perchè la proposta di dividere lo stabilimento e assegnarlo a due o più imprese. La soluzione è nata dopo che nessuno si era detto disponibile ad acquisire l’intera area, non potendo assicurare progetti di reindustrializzazione per grandi numeri.
Oggi, in Regione, si terrà un incontro tra la task force guidata da Leo Caroli e due dei potenziali investitori, gli imprenditori Leone e Carmosino.
Il primo, che riscuoterebbe maggior credito, è il patron di Carton Pack, azienda produttrice di packaging alimentare e imballaggi ortofrutticoli, attiva sin dal ’70 con stabilimenti e laboratori nella zona di Rutigliano. Un’azienda con un fatturato di 68,5 milioni e 253 dipendenti che potrebbe essere interessata a chiudere il ciclo della produzione con uno stabilimento a Bari. Ma non si è mai mostrata disponibile ad assumere tutti gli operai. 90 è il numero massimo di lavoratori che sarebbero assunti.
Altri 50 sarebbero assunti dalla Carmosino Industry, attiva nella trasformazione di rimorchi e insediata nella zona industriale di Bari-Modugno, che però si è mostrata propensa ad acquisire solo un quarto del sito. Potrebbero, dunque esserci altri nomi.
Ma in tutto questo non c’è nulla di sicuro. In primo luogo perché gli investitori dovrebbero accollarsi quel che resta del progetto, annunciato ma mai avviato, della L7, il veicolo elettrico che gli statunitensi della Tua volevano realizzare a Bari. Progetto che non ha suscitato interesse da parte di alcun investitore, tra quelli finora affacciatisi. Difficile che aziende che si occupano di ben altro possano accollarsi il progetto.
Oggi si saprà se i due vorranno partecipare alla procedura di vendita all’asta che, se dovesse essere deserta comporterebbe l’avvio della procedura di licenziamento collettivo, che complicherebbe la situazione e allungherebbe i tempi. Il 22 marzo sarà la data entro cui i potenziali acquirenti dovranno presentare l’offerta di acquisto. Dopo il 22 marzo, il curatore della procedura fallimentare Alessandra Giovetti comunicherà la data della gara finale, nella quale quel che resta della Tua Industries sarà aggiudicato con offerte in aumento minime prestabilite in 20 mila euro per ciascun rilancio.
Il 27 marzo, infine, ci sarà la seduta con i creditori, annunciata dalla Tua. Appuntamento che segna di solito la fine della partita entro i 30 giorni successivi.