Diciamo la verità. Nelle ultime settimane, la politica cittadina non ci ha annoiato. Non perché, purtroppo, abbia partorito chissà quali provvedimenti per il futuro e la crescita della città, ma perché la sua geografia è cambiata in modo repentino e per nulla al rallentatore, e talmente in modo massiccio che ha rivoluzionato, e non poco, l’emiciclo cittadino.
Riassunto delle puntate precedenti, allora. Quelle che hanno reso – anzi stanno rendendo perché non è ancora finita – Bitonto un caso unico a livello nazionale.
Sul carro dei vincitori, quello di Abbaticchio e della sua maggioranza, i posti sono aumentati. Nel 2017 erano in 16, sindaco incluso. A marzo 2019, a neanche due anni dalle consultazioni che hanno consentito all’ex dirigente comunale di restare a Palazzo Gentile, sono diventati 20. Sommo comandante all’interno, chiaramente.
Questo perché dall’altra parte del tavolo è passato il Partito democratico (Antonella Vaccaro e Gaetano Bonasia), che ha anche “acquistato” Francesco Brandi direttamente da “Città democratica” (o è più esatto dire il contrario?), e ci sono finiti anche l’ex pentastellato Cataldo Ciminiello – colui che nell’ottobre 2017 ha presentato esposto alla Corte dei conti sulle feste patronali di quell’anno e di quello precedente – e Michelangelo Rucci, unico rappresentante della prima ora di “Governare il futuro”.
E dove si sono accasati? A rinfoltire la vasta gamma di “Italia in comune”, il partito di cui il nostro primo cittadino è il vicecoordinatore nazionale. Che, stando ai comunicati stampa, avrebbe ben sette consiglieri (ci sono anche Pasquale Castellano, Elisabetta Pasqua Nuzzo, Maria Grazia Gesualdo, Giuseppe Maiorano, Veronica Visotti), più di tutti. La stranezza, però, è che non si sia ancora costituito in Consiglio comunale.
Ebbene, di tutto questo marasma, è arrivata la spiegazione proprio di Michele Abbaticchio, che su Facebook ha fatto il punto della situazione. Spiegando i perché siano accadute determinate questioni.
“Bitonto – scrive – intraprese una esperienza di laboratorio civico prima di tanti altri territori, diventando precursore (per molti versi) di quanto accaduto successivamente in molte altre parti del Paese. “Italia in Comune” è nata successivamente dalla necessità di tradurre una grande esperienza locale in un soggetto politico basato sul civismo e su quelle ricchezze territoriali utili a tradurre sul piano nazionale le buone prassi registrate. Ho trovato, pertanto, naturale che tanti movimenti civici (non solo in Città) abbiano visto in “Italia in Comune” una grande opportunità di crescita politica e umana, nella quale riversare idee, passione ed entusiasmo. Pur registrando questo piccolo successo, non ho mai voluto cambiare l’impostazione della coalizione vincente alle ultime elezioni amministrative. Ma, a oggi, tanti soggetti politici sono cambiati per legittima scelta, condivisibile o meno a seconda degli osservatori di turno. E, pertanto, Italia in Comune ha fatto il suo ingresso ufficiale anche a Bitonto, chiedendomi di prendere atto di questi cambiamenti ormai irreversibili. Da sindaco, ovviamente, la mia posizione non cambia. Ho un programma da attuare che deve essere rispettato per volontà di più del 61 per cento degli elettori bitontini”.
Ma c’è dell’altro. La volontà di allargare quello che c’è da fare nell’esclusivo interesse della collettività, della riunificazione del centrosinistra locale. Anche avendo le braccia aperte ad altri ingressi. Perché sul carro dei vincitori c’è ancora spazio.
“Da uomo politico, altresì – è sempre Abbaticchio che scrive – vorrei che questi cambiamenti fossero visti come una opportunità di ricostruzione di un nuovo senso di Comunità, superando soprattutto le divisioni che hanno visto protagonisti gli uomini e le donne del centrosinistra locale. Vorrei che, allora, la opportunità di crescita della città nella realizzazione ed eventuale implementazione di quel programma sia colta, con la massima collaborazione, da tutti i soggetti politici che credono in valori come umanità, inclusione sociale, sviluppo economico sostenibile, innovazione e tutela dell’ambiente: in poche parole, da chi crede in valori diversi dalle estreme destre. È un dovere che sento anche in considerazione della personale corsa intrapresa che, inevitabilmente, vedrà la conclusione in questo mandato amministrativo. Un dovere che mi spinge a pensare a un futuro politico in cui la sintesi di tutta la maggioranza di centrosinistra non sarà nelle mie mani ma in quelle di una nuova costruzione per il bene della città: in poche parole, con un altro sindaco. Vorrei che Bitonto, Palombaio e Mariotto fossero protagoniste di una nuova stagione politica ed amministrativa preparandoci alle nuove sfide uniti e, possibilmente, vincenti”.