È ancora guerra nello stabilimento Bridgestone di Bari – Modugno tra gli operai e l’azienda giapponese. I dipendenti, infatti, non accettano il piano di salvataggio predisposto dal colosso nipponico e, dopo le vacanze, tornano a manifestare.
«Quell’accordo non ci piace. È solo un ricatto occupazionale», spiegano a più riprese gli operai, che non hanno alcuna intenzione di mollare e di lasciare niente sul terreno.
Oggetto della protesta è l’accordo di salvataggio, raggiunto a fine luglio tra azienda e sindacati, che prevede la riconversione dello stabilimento per la produzione di gomme “general use”, quindi quelli di bassa gamma, un minimo salariale di 1300 euro al mese, esubero di 377 unità che ridurrebbe i lavoratori da 952 a 555 nel 2016. A tutto questo, però, si devono aggiungere i circa 25 milioni di euro stanziati dall’azienda per incentivare un esodo massiccio. Ed è proprio questo che non va giù ai quasi mille operai che, dopo l’assemblea organizzativa di ieri, hanno in programma di realizzare un sit – in ed una marcia di solidarietà verso la OM Carrelli nella giornata di domani, mercoledì 21 agosto.
«Abbiamo deciso di tornare a manifestare – spiega uno degli operai che sta organizzando il sit – in – perchè l’accordo che sta per essere sottoscritto al ministero è un compromesso al ricatto che ridimensionerà in maniera drastica le potenzialità sia in termini qualitativi che quantitativi».
La guerra, poi, prosegue sulle multe e sulle sulle sanzioni che i dirigenti aziendali hanno introdotto per assenze per malattia o per congedi familiari: «Parliamo di deleghe al contratto nazionale di lavoro – spiegano i dipendenti – in puro stile marchionnesco.
Gli operai, infine, chiedono anche che fine abbiano fatto il sindaco di Bari, Michele Emiliano, e il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.