Ho seguito con scarsa partecipazione e ancor più gracile entusiasmo il turbinio di polemiche, che ha caratterizzato la consueta Festa dei Santi Medici (nella bella foto dell’amico Graziano Moretti), per cui la nostra città è conosciuta in tutto il mondo.
Ognuna delle parti coinvolte propugnava istanze ed urgenze che rischiavano di collidere con un’altra parte, e tutti hanno provato a portare acqua al loro mulino. Legittimo, certo, finché non si è oltrepassato il segno in una ridda indecorosa di polemiche e invettive.
Ed ho pensato che, forse, veniva vanificato persino l’esempio altissimo e meraviglioso degli anàrgiri, che operavano senza farsi pagare, eccezione più unica che rara, allora come oggi.
Poi, il livello di indignazione personale ha raggiunto vette dolorosamente elevate quando l’ignobile oltraggio da parte di alcuni leoni da tastiera, convinti di tutto ed ognora onniscienti, ha investito il parroco rettore della Basilica don Vito Piccinonna, reo non si sa bene di cosa. Se avessero potuto, penso che gli avrebbero addebitato pure le stragi delle Crociate.
Per negligenza mia e non per altro, non posso definirmi un cristiano impeccabile, però seguo don Vito da tempo. Dirò, con stima e ammirazione.
Perché è il successore di un gigante come don Ciccio Savino, del quale non è un replicante, tutt’altro, pur proseguendone la lucente missione.
E perché, saldamente formatosi alla scuola della Caritas, è sempre dalla parte degli ultimi e degli invisibili, senza altisonanti proclami, semplicemente seguendo l’idea di Chiesa indicata da Papa Francesco.
E, infine, perché con le sue omelie perspicue e schiette, cancella i gradini che separano l’altare dai banchi lignei e sa pure essere scomodo.
Insomma, può piacere o meno, ma don Vito è un prete esemplare.
Oggi, vorrei solo che i bitontini si dedicassero al raccoglimento e alla preghiera, chissà che non faccia bene questo silenzio pensoso del cuore.
Io, per parte mia, da sempre affascinato dalla fede e dalla tradizione che ci legano a doppio filo a questi due giganti della santità.
E ricordo solo che, qualche anno, uscito indenne da un incidente mortale, corsi immediatamente da loro, quando ancora gli ex voto grondanti gratitudine e amore tappezzavano i corridoi degli uffici del Santuario e in quella penombra carezzevole rinfrancai la mia anima.
Il resto non conta…