Da un lato entra l’ultimo componente della banda dei tir entra in carcere, consegnandosi agli investigatori della Polizia Stradale, dall’altro esce un “pezzo da novanta”. Fa il suo ingresso il 31enne Vincenzo Capocchiano, di Grumo ma residente a Bitonto, considerato mero “esecutore di ordini” rispetto al ruolo centrale svolto dagli altri due bitontini: Michele Saracino, 55enne di Palombaio, e del 53enne Giuseppe Valentini pregiudicato ed elemento di spicco del clan omonimo operante in città. A carico di quest’ultimo il Gip, Marco Galesi, ha ritenuto che ci fossero “indizi di colpevolezza insussistenti”. Per questo su Valentini non è stato confermato il fermo messo in atto dalla Polizia Stradale e dalla Squadra Mobile di Foggia e Bari ed è rimasto in cella meno di 72 ore.
Dietro le sbarre, invece, restano i presunti complici foggiani: il 62enne Giovanni Cianci, considerato la mente del sodalizio, Giuseppe Fuoglio 43enne di Stornara che si occupava di “effettuare sopralluoghi ed individuare depositi dove custodire i mezzi da utilizzare durante le rapine” e il 57enne Vincenzo di Paola di San Ferdinando che “avrebbe fornito alla banda la base logistica e spostato veicoli e materiale funzionale allo svolgimento delle rapine”.
I poliziotti a Stornarella, nel capoluogo dauno, hanno ritrovato numerose armi – soprattutto kalashnikov -, giubbotti antiproiettile, un flex per tagliare le lamiere dei furgoni, oltre ad una ingente quantità di piante di marijuana e auto, pale meccaniche e mezzi pesanti tutti rigorosamente rubati. Le indagini, coordinate dalla Procura di Trani, erano partite da una rapina avvenuta lo scorso 21 novembre sull’autostrada A14 all’altezza di Canosa: il commando armato, composto da circa dieci persone, dopo aver intimidito gli operatori, si impossessò del denaro e dei gioielli a bordo del mezzo Cosmopol.
La vicenda giudiziaria di Giuseppe Valentini. Per molto tempo “Pnucc u acìdd” è stato considerato capoclan in città, ma quasi mai dalla giustizia. Nel 2009, infatti, con la Sentenza nr. 1803/09 della Corte d’Appello di Bari, dopo quattro gradi di giudizio, fu assolto da tutti i reati che gli erano imputati. Tanto che il suo avvocato, Massimo Chiusolo, chiese allo Stato un risarcimento per ingiusta detenzione. Valentini era nell’elenco di nomi che comparve sia nell’operazione “Harvest” nel 2004 – con l’accusa di associazione mafiosa e traffico di droga – che nell’operazione “Satellite” nel 2006.