Dolore infinito e profonda commozione, ieri, nella chiesa del Sacro Cuore per le esequie della professoressa Silvia Pellegrino, deceduta a soli 40 anni a seguito di un intervento chirurgico presso l’ospedale di San Giovanni Rotondo. Colta, solare, ironica, la docente era impegnata anche nel sindacato ed era stata collaboratrice del “Da Bitonto”, scrivendo articoli che lasciavano trasparire il suo incrollabile amore per il cinema e la poesia.
Durante la liturgia funebre, don Francis Xavier Jagatha Papaiah ha immaginato i parenti e gli amici “chiusi adesso nel vostro cuore dove tutto è così buio, senza una risposta. La parola umana non potrà mai consolare il vostro dolore, ma neanche quella di Dio, ma, come diceva san Paolo, ce la fa vivere in maniera diversa, perché ci dà la certezza che l’ultima parola non è morte, ma è vita. L’amore per Ottavio ed Elisa non si spezza, perché come nel sepolcro del Figlio di Dio lì dentro c’è vita”.
“Per noi cristiani nel dolore c’è sempre la luce della vita. Nel cognome Pellegrino aveva una missione. La sua passione per la scuola e gli alunni”, ha concluso il sacerdote.
Ed ha colto nel segno, aprendo il varco a parole piene di affetto e stima provenienti dal mondo scolastico.
Un professore dell’istituto Tannoia di Corato, dove Silvia insegnava: “Sarebbe bello vederti con il sorriso splendente, la tua borsa con i libri, la voglia di lavorare. Un solo anno scolastico per apprezzare le tue dote professionali e spessore del tuo sorriso. È stato breve il tempo, ma incrociare il tuo sguardo era sempre il preludio di una bella giornata. Mancherai ai tuoi alunni innamorati della tua dolcezza. Ti ricorderemo sempre quando seduta dalla sedia vicino alla finestra, preparavi la lezione. Promessa di infinito che ci portiamo dentro. Siamo certi che continuerai a farci dono della tua umiltà, della concretezza, del senso di ironia. Grazie per quello che sei stata”.
“Da lassù continuerai a vegliare sul tuo fiore”, è l’abbraccio delle suore e degli operatori dell’istituto Sacro Cuore.
La sorella Claudia, poi, ha ricordato il rapporto speciale, scavante, vero, che le univa, perché, “anche quando il male la tormentava, Silvia era una mamma per tutti noi”.
Un collega canosino, dopo aver citato don Tonino Bello, si emoziona: “Il tuo arrivo fu una ventata di gioventù”.
Fuori dalla chiesa, alcuni alunni della prof tenevano stretti in pugno bianchi palloncini, che avrebbero fatto volare nel cielo azzurro all’uscita del feretro. Candidi, sospinti dalle lacrime dei ragazzi, arriveranno nel Regno della Luce, dove, pure, nulla sarà più luminoso del sorriso di Silvia…