Il disastro aereo di Capo Gallo, che vide affondare in acque sicule un ATR 72 battente bandiera turca, fu una tragedia immane.
Che, per soprammercato di dolore, ha avuto una scia di errori giudiziari, lungaggini burocratiche e persino sesquipedali errori ministeriali, che non hanno fatto altro che allargare ancora di più l’abisso di sofferenza dei parenti delle sedici vittime pugliesi.
L’iter processuale che ha portato all’individuazione dei responsabili non è stato ancora coronato con l’arresto di tutti, dal momento che, proprio nei giorni scorsi, lo Stato italiano ha fantozzianamente inviato documenti sbagliati alle autorità francesi.
Insomma, un inutile rebus della giustizia creato in maniera scombiccherata proprio da chi aveva il dovere di risolverlo.
Ogni anno, il 6 agosto – grazie anche e soprattutto alla tenacia di Rosanna Albergo Baldacci, presidente dell’associazione “Disastro Aereo Capo Gallo 6 agosto 2005” – si tiene la cerimonia di commemorazione dei viaggiatori che trovarono la morte in quell’infausta giornata.
Tra loro, anche un bitontino, Enrico Fallacara, che, peraltro, eroicamente prima di spirare fra i gorghi marini, quasi dimentico di sé stesso, si prodigò per salvare persone in difficoltà.
Ieri, a Punta Perotti, per la dodicesima volta, c’erano rappresentanti degli Enti più importanti e, con tanto di fascia tricolore, delle amministrazioni cittadine d’appartenenza delle vittime.
Solo del nostro comune non c’era nessuno.
Perchè?