Abbracciare – ogni tanto dovremmo farlo tutti- la persona amata, sé stessi, le emozioni, le difficoltà, la vita.
La scienza insegna che un semplice abbraccio libera dopamina, che trasmette calma e può conferire buon umore e motivazione. Rilascia anche l’ossitocina, riconosciuto come ormone dell’amore e dell’energia.
Un abbraccio può ripristinare l’equilibrio che tutti ricercano, soprattutto, in un momento in cui qualcosa non va o tutto sta cambiando.
È questo il messaggio lanciato dalla prof.ssa Patrizia Sollecito, vincitrice di concorsi letterari e dal mental coach e direttore della Scuola di coaching Master Coach Italia (MCI), dott. Pasquale Adamo nel loro libro “DirCi di Sì”, presentato, ieri, presso il bitontino Centro artistico culturale MariArte di Maria Cucinella.
«Quando c’è qualcosa che non va dovremmo abbracciare noi stessi e quello che ci fa male –hanno sottolineato accompagnati dalle note del chitarrista Giuseppe Petrella– per poter fare il primo passo verso l’armonia e la felicità. Dopo aver familiarizzato con noi stessi e con il problema, dovremmo percepire il desiderio di cambiare e andare oltre con la consapevolezza di non essere soli».
Il coaching esiste proprio per accompagnare chi chiede aiuto nel suo percorso di rinascita.
«Quel che ci succede, ci lascia segni indelebili. Il dolore, ad esempio, è uno di questi. Non va via, ma potremmo cambiarne la sua forma. Allora, dovremmo dirCi di Sì, volerci bene, ascoltarCi».
L’ingrediente fondamentale del coaching è l’empatia, «Crea sintonie e aiuta a lavorare nel presente per il futuro. È l’obiettivo delle storie che abbiamo racchiuso nel libro, alcune di esse sono autobiografiche e altre sono davvero verosimili».
«Abbiamo voluto mettere in circolo qualcosa che possa contribuire al benessere e alla conoscenza di sé, non un ricettario, con uno stile, a volte, martellante, altre pacato».
Non bisogna aver paura di mettersi a nudo perché rimanere nella propria zona confort è solo uno sterile tentativo di sopravvivenza.
«Crediamo fermamente nel potere catartico della scrittura, perciò ogni storia, seppur cruda, rilascerà nel lettore qualcosa di positivo. La scrittura ci pone domande, a volte ci dà risposte, ma fondamentalmente ci porta a spasso tra gli imprevisti e ci rende consapevoli spingendoci oltre i confini di quattro mura confortevoli. Ci fa diventare protagonisti del proprio essere».
Leggere, scrivere di sé è uno dei primi passi che si possa fare per cambiare.
Allora, “DirCi di Sì” è come un tuffo in una mnemoteca, le stanze dell’essere che tutti dovrebbero avere il coraggio di aprire anche se dentro c’è caos.