Ha creato un cappio rudimentale con le lenzuola della cella del reparto di isolamento dove si trovava, ad Asti, e ha tentato il suicidio, agganciato alle grate della sua cella: solo il tempestivo intervento degli agenti della penitenziaria ha evitato la tragedia.
È accaduto due giorni fa, alle 5.30 circa, nel carcere dov’è detenuto – in regime di sicurezza – il 38enne bitontino F.R..
La condanna che sta scontando in Piemonte dovrebbe aver fine nel 2021: è detenuto in quanto affiliato – stando alle indagini svolte dai Ros nell’operazione “Pandora” – alla Sacra Corona Unita.
Ora sarà detenuto, per le necessarie cure, nell’ospedale Cardinal Massaia di Asti: una condizione – di detenzione ospedaliera – non nuova al bitontino che già nel novembre 2012 era evaso dal reparto di Chirurgia d’urgenza dai Riuniti di Foggia. Fu poi individuato, dopo sei mesi, a Manerba sul Garda in provincia di Brescia.
Più volte durante il periodo ai domiciliari, a Bitonto, era fuggito ed è riuscito persino a farlo da un’aula del Tribunale di Bari a margine di una udienza.
L’episodio del tentato suicidio è stato segnalato dall’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. Il segretario generale Leo Beneduci ha colto l’occasione per chiedere”Interventi urgenti sul sistema delle carceri italiane ormai connotate da profonda disorganizzazione a cui solo la professionalità dei Poliziotti Penitenziari riesce a mettere un argine. Siamo nel caos più totale, tra aggressioni, detenuti che compiono atti inconsulti, mancanza di vestiario per il personale e pessime condizioni delle mense obbligatorie diservizio”.
“Le disattenzioni gestionali – aggiunge il leader dell’O.S.A.P.P. – stanno portando alla paralisi dei penitenziari, con ripercussioni sia sulle condizioni di lavoro degli agenti e degli operatori penitenziari, ma anche nella esecuzione della pena in maniera conforme ai principi della costituzione”.