Dal Segretario Generale Regionale Puglia, Giuseppe Fabio Dimonte, riceviamo e pubblichiamo. Nessuno può scegliere quali norme rispettare. Minacciare di consegnare le fasce tricolore non è un gesto politicamente corretto. Piuttosto, i sindaci pugliesi pensino a rilanciare il Tavolo regionale per la legalità e la sicurezza In relazione alla protesta di alcuni sindaci contro il Decreto Sicurezza una riflessione è d’obbligo. E’ concepibile che chi incarna le Istituzioni, a qualsiasi livello ed indipendentemente dalle idee politiche, dichiari di non voler rispettare la legge? La legge è uguale per tutti e nessuno può sentirsi legittimato a violarla. Gli appartenenti alle Forze dell’Ordine sarebbero i primi a subirne le conseguenze, con rischi indicibili per la sicurezza, l’ordine e la legalità. Ciascuno di noi ha le proprie convinzioni politiche e ideologiche ma, in ambito istituzionale, la forma è sostanza. Chi come un primo cittadino ha anche la competenza e gli strumenti per sapere che ci sono le strade opportune per affermare il proprio dissenso e le proprie convinzioni, e persino per proporre soluzioni alternative percorrendo solo quelle che l’ordinamento gli riconosce. Lanciare messaggi di “disobbedienza” vuol dire aprire un fronte per giustificare in futuro comportamenti di chi decida di violare altre norme. A nessuno è dato di poter scegliere a quale leggi attenersi e a quali no. E gli appartenenti alle Forze dell’Ordine lo sanno bene perché pure loro avrebbero tanto da contestare, ma restano ligi alle regole di questo paese sempre e comunque. Gli operatori della sicurezza, oltre tutto, garantiscono e assicurano il rispetto delle leggi operando già fra mille difficoltà e mille carenze, senza bisogno di doversi trovare anche di fronte a uno stato di allarmante confusione generato da uno scontro istituzionale fuori dalle righe. E’ necessario ora più che mai un “Tavolo regionale per la legalità e la sicurezza” come forma di osservatorio permanente regionale sulla sicurezza, per l’analisi dei fenomeni criminali e di illegalità e per il coordinamento e lo sviluppo delle politiche regionali di informazione, ricerca, documentazione e formazione in materia di sicurezza che possa effettuare indagini sulla percezione della sicurezza dei cittadini pugliesi. La Puglia in questi ultimi mesi è stata caratterizzata da numerosi fatti di cronaca anche piuttosto cruenti. Nel foggiano negli ultimi mesi dell’anno si sono verificati episodi criminali non comuni e solo per citarne alcuni, l’incendio dell’auto di un agente della Polizia Locale a Manfredonia, quella di un comandante dei Carabinieri, a Foggia tre furti e due rapine in un giorno, a Troia incendiate 8 auto tra cui quella della moglie del Sindaco, abbiamo già dimenticato la morte di Luigi Bruno Battipaglia di Nocera Inferiore, ucciso durante un assalto al suo furgone mentre si dirigeva al mercato di Molfetta? E l’assalto di un commando sulla A16 all’altezza di Cerignola su Tir di sigarette sventato solo grazie all’intervento degli agenti della Polizia Stradale? Ci vuole una sola risposta contro tutto ciò ed è la presenza di uno Stato forte, compatto, coeso, che si muova con azioni sinergiche dal centro alla periferia. La criminalità non arretra anzi avanza senza guardare in faccia nessuno, trovando proprio nelle beghe politiche l’humus, il terreno fertile su cui muoversi indisturbato e proliferare nelle azioni criminose. Come operatori di polizia chiediamo compattezza istituzionale, davanti a queste esternazioni di disobbedienza si rischia di creare confusione e il cittadino oggi più che mai non ne ha bisogno! Si discuta pure sul metodo ma nelle sedi opportune come uomini delle istituzioni. Lo scorso 17 dicembre a Specchia in provincia di Lecce, don Antonio Coluccia, sacerdote noto per il suo impegno contro le mafie e la criminalità è stato oggetto di un gravissimo atto intimidatorio ed è notizia di cronaca dell’altro giorno quella di un assalto da parte di un commando specializzato sulla SS 96 ai danni di due portavalori che trasportavano le pensioni a Matera. La Sicurezza non è né uno scherzo né un gioco e soprattutto non può e non deve diventare strumento di polemica politica.