DI ANTONELLA TROVATO
In occasione delle celebrazioni per il 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri, la Libreria del teatro, in collaborazione con Il Cenacolo dei poeti, ha aperto le sue porte a Trifone Gargano, docente di letteratura italiana, divulgatore letterario, nonché dantista, che ha intrattenuto il pubblico con una conversazione coinvolgente e originale, accompagnata da intermezzi musicali, sulla riscrittura in chiave moderna della Divina Commedia.
“Il mio interesse per Dante nasce per strada” esordisce il professore, che racconta un simpatico e alquanto esplicativo aneddoto autobiografico: il sarto, suo vicino di casa, metteva alla prova le abilità mnemoniche del giovane studente di lettere con citazioni di versi dall’opera somma del Poeta, costringendolo quindi a una consultazione spasmodica della stessa.
Una lettura, quella di Gargano, inizialmente finalizzata a sostenere un’inusuale interrogazione, ma che ben presto ha suscitato essa stessa interrogativi: nasce così, dunque, il suo “approccio pop” a Dante, considerato “non massa, non farina, ma lievito”, vale a dire presenza attiva, voce viva, “che ha molto da dire e da dare a tutti noi”.
Lo scopo di Gargano è sottrarre Dante, e altri illustri nomi della storia letteraria italiana, alla venerazione sacrale e museale riservata alla classicità, un tentativo che viene perseguito dallo stesso, analogamente a molti altri suoi colleghi, anche tra le mura scolastiche, nell’intento di ridefinire il metodo scolastico di lettura, per avvicinare gli studenti non alle parole sull’autore ma a quelle dell’autore: “La lettura del classico deve servire ad accompagnare, accarezzare i nostri sentimenti affinché, una volta usciti da scuola, i ragazzi continuino a leggere” .
Tra i classici, la Divina Commedia è il capolavoro letterario che ha continuato nei secoli ad accarezzare le corde dell’animo di intere generazioni, che hanno guardato ad essa con spirito emulativo-inventivo, rendendola un’opera aperta a riscritture e reinterpretazioni, presenza costante nel mercato culturale moderno.
Ad essa hanno attinto numerosi cantautori italiani, da Mina a Gabbani, passando per Ligabue, Grignani e Carone, che nei loro brani hanno dato ospitalità a personaggi della Commedia e nuova vita ai suoi versi. E così, il professor Gargano ha fatto riecheggiare “Una zebra a pois”, canzone sciocca la cui voce squillante, quella di una giovanissima Mina, per la prima volta in un brano musicale ricorda Dante e il suo amore per Beatrice: Per comporre una canzone commovente / devi pensare a chi ti fa vibrare il cuore / io l’ho scritta ed è davvero sorprendente / pur non essendo una canzone d’amore. / Dante s’ispirò a Beatrice / chi sarà la nostra ispiratrice? Mah!!
La lettura in chiave pop del Sommo Poeta da parte del professor Gargano si spinge oltre e investe il mondo dei media, di cui Dante sembra essere già un esperto conoscitore: “Dante ha inventato i tweet prima di twitter”, un’ardita dichiarazione, sostenuta dalla declamazione dei primi, celeberrimi, versi della Commedia. Essi danno esemplificativa testimonianza della chiusura del pensiero dantesco in terzine, di un periodare breve e sentenzioso, dagli esiti arguti, fulminanti, un po’ come accade sulla piattaforma social dei cinguettii, la cui veloce comunicazione è costretta in un numero limitato di caratteri. Ad evitare, però, che i pensieri danteschi siano cinguettii isolati, e la Commedia quindi una concatenazione di moderni tweet, Dante inventa la catena ritmica grazie alla quale “il racconto cammina e va avanti”, a dare ulteriore prova, qualora ve ne fosse ancora bisogno, dello spessore artistico del genio italico.
E ancora, la presenza di Dante nei codici espressivi giovanili contemporanei si estende anche alla pratica dei selfie, conferendo dignità letteraria alla costante ricerca precaria, e non sempre vanesia, della costruzione della nostra identità attraverso gli occhi degli altri: “Dante scatta cento selfie in cento canti”, sentenzia il professore che presto dedicherà a questa sua suggestiva lettura dell’opera dantesca il suo nuovo libro, costituito da sole immagini, quelle raffiguranti le anime incontrate dal poeta nel suo viaggio nell’oltretomba.
Il primo selfie offerto da Dante si staglia in apertura, quando egli raffigura se stesso smarrito nella selva oscura del peccato: si tratta di uno dei ritratti dal sapore più universale, nel quale, ora come allora, può riconoscersi l’intera umanità, che si stava progressivamente avvicinando alla cultura dell’avere preferito all’essere. Dante è capace di parlarci ancora, sopratutto se a prestargli la voce è Trifone Grifone con il suo stile coinvolgente e accattivante, anche per il giovanissimo pubblico accorso, speranza per nuove moderne letture dei grandi classici.