Cos’è poesia?
Forse nessuno è riuscito
mai a darne una definizione precisa.
Perché varia l’anima con cui ci appare,
diversa la luce che risplende nel nostro
cuore.
Daniele Somma, giovane ventenne bitontino, ha cominciato a scrivere le sue liriche nel lontano 1997.
L’incontro che l’ha segnato maggiormente è stato con il barese Gianni Colaiemma:
«La sua narrazione, la sua comicità intrisa
d’arte e poesia, mi faceva stare bene – racconta il giovane studente –. Il teatro in vernacolo, il modo di gesticolare e affabulare i
presenti, doveva essere mio».
Nel dicembre 2012 Daniele scrive la sua
prima poesia in vernacolo: «Ho cominciato a scrivere le prime rime durante il periodo di Natale – dice –. I miei compagni di liceo aspettavano con ansia l’assemblea di classe per ascoltare le mie performance».
Così, appurato il suo talento, la professoressa Mariella Cassano
ha insistito «perché partecipassi al concorso Aede, indetto ogni anno
dalla professoressa Amelia De Capua. Il risultato è stato al di là di
ogni mia aspettativa: vinsi il premio».
L’ultima composizione?
«Risale ad un annetto fa per gli esami di
Stato: nel mio percorso ho riportato tutta la mia passione per l’arte e
la poesia. Grazie, poi, ai calendari di Michele Muschitiello, i libri di
Chiara Cannito e Antonio Sicolo sui Santi Medici, che uso a mo’ di
dizionario, ho imparato anche a scrivere i termini con gli accenti corretti».
Daniele adesso studia all’università di Bari “Scienze della Comunicazione” e spera di lavorare nel mondo della radio, mettendo a disposizione del pubblico il suo interesse e la sua formazione musicale.
Intanto, troverete alcune sue poesie in vernacolo tra le colonne del nostro storico mensile.