Li chiamano “cervelli in fuga”, in realtà si tratta
solo di cervelli vogliosi di imparare e assetati di meritocrazia e libertà.
Ebbene, penso di appartenere a questa categoria, a questa schiera di giovani
menti che ha deciso, anche in maniera sofferta, di abbandonare il proprio Paese
per inseguire i propri sogni all’estero.
Mi chiamo Cesare Mercurio, ho 23 anni, laureato in
Ingegneria Elettronica presso il Politecnico di Torino e studente del corso di
laurea magistrale Embedded
systems (Politecnico di Torino). Attualmente vivo a Chiacago(USA), grazie al progetto Double Degree della mia università torinese, e penso
che sia stata una delle mie scelte migliori nel corso della mia carriera
universitaria.
Ho pensato di scrivere un articolo riguardante questa esperienza
per sottolineare le potenzialità del progetto Double Degree, per far capire
agli studenti quanto sia importante fare una scelta di questo tipo, per evidenziare
il fatto che in America si sta bene e che non è poi così difficile abituarsi a
uno stile di vita completamente differente, per dire semplicemente che è molto
facile prendere la decisione di rimanere qui anche per lavoro, considerando la
situazione universitaria e lavorativa dell’Italia.
Il progetto Double Degree, è un progetto innovativo
che mira soprattutto alla formazione personale dello studente a 360°. Questo
progetto permette di frequentare un semestre universitario (Fall semester)
all’estero (ci sono anche altri progetti DD in diverse città europee e non, di
più lunga durata rispetto al progetto TOP-UIC con la Univerisity of Illinois at
Chicago). Ciò significa che lo studente potrebbe decidere anche di preparare la
sua tesi presso le università di Torino o nel mio caso di Chicago, con alta
probabilità di pubblicazione nelle più importanti riviste scientifiche
riconosciute. Dunque, lo studente è liberissimo di scegliere il progetto di
tesi più stimolante e non deve far altro che lavorare duramente per raggiungere
un ottimo risultato (le selezioni sono abbastanza severe, viene premiato il
rendimento scolastico).
Studiare a Chicago è stato il mio secondo passo più
importante. Il primo è stato quello di iscrivermi al Politecnico di Torino, al
corso di laurea in Ingegneria Elettronica. Avrei potuto scegliere una
università ottima e comoda, a due passi da casa, come il Politecnico di Bari,
ma ho scelto di andare fuori già all’età di 19 anni.
Sfida personale? Può
essere! Tuttavia, non mi pento della scelta fatta: mi è stata data l’opportunità
di studiare fuori sede, e l’ho sfruttata con entusiasmo.
Il politecnico di
Torino ha una organizzazione veramente efficiente: gli studenti godono di un
servizio mail e di sms per la comunicazione di avvisi importanti, è presente un
portale online che raccoglie tutte le informazioni riguardanti tutti i corsi
universitari (avvisi, news, lezioni ecc) con un forum per gli studenti,
attraverso cui gli studenti possono scambiarsi opinioni o porre degli
interrogativi o altro. Tutte le procedure burocratiche sono online ed
estremamente facili da avviare, come anche la prenotazione di un esame
universitario. Sono certo che questa organizzazione non fa migliore una
università rispetto ad un’altra, ma finalmente l’unica preoccupazione dello
studente diventa quella di studiare. Ritengo che non ci sia un posto migliore
rispetto ad un altro per imparare, sono certo e convinto che la preparazione di
uno studente è merito dello studente.
Altrettanta efficiente organizzazione universitaria è
presente qui a Chicago. Una differenza sostanziale con il sistema universitario
Italiano è relativo alla didattica.
In Italia, presso qualsiasi università e in
qualsiasi facoltà, sono presenti pochissimi corsi a scelta dello studente. In
America, lo studente è incaricato di effettuare il suo carico didattico.
Quindi, lo studente che si iscrive, ad esempio, in Ingegneria Elettronica, può
aggiungere esami di Informatica, di Telecomunicazioni, di Meccanica. Può
personalizzare la sua formazione. Dal mio punto di vista, è una possibilità che
andrebbe lasciata agli studenti soprattutto verso la fine del corso
universitario scelto. Parlandovi chiaramente e basandomi sulla mia esperienza,
ho sempre voluto approfondire il tema della “Computer Vision”. Se non avessi
avuto l’opportunità di scegliere corsi come “Image Processing” all’università
di Chicago non avrei mai potuto studiare metodicamente le basi di un argomento che mi ha sempre interessato.
Dal punto di vista
lavorativo, sono seguito molto bene dai professori e il mio lavoro è
riconosciuto sia a livello umano che economico. La tesi che sto proseguendo
qui, è retribuita e tutto ciò rende ancor più stimolante il mio progetto. Ciò è
reso possibile dal fatto che i soldi sono gestiti dai professori. Ogni professore
ha dei fondi che utilizza per finanziare la ricerca, gli strumenti di
laboratorio, in maniera indipendente. Ciò permette ai professori di finanziare anche
il lavoro di uno studente.
Una delle differenze
maggiori fra l’Italia e l’America sta nella capacità dello sfruttamento delle
risorse umane. In Italia siamo poco capaci a trarre il meglio dalla società,
nonostante quest’ultima sia ben preparata dal punto di vista teorico. In
America, il lavoro non è tutta teoria; i risultati devono essere tangibili, per
cui la pratica è importante. Lo studente deve studiare, sì, ma deve anche fare,
perché se non fa non impara e non sarà mai pronto per lavorare autonomamente in
una azienda. Il “fare” è reso possibile anche dalla disponibilità di
finanziamenti e altri mezzi che rendono il lavoro più completo e stimolano la
nascita di altre grandi idee.
A proposito di
aziende, lo scenario è veramente gratificante. Non è facile come si pensa,
trovare lavoro qui negli States soprattutto nella condizione di studente internazionale:
c’è bisogno di uno sponsor che ti permetta di ottenere un visto lavorativo e con
il semplice visto studentesco non è possibile lavorare “off-campus”, ovvero al
di fuori dell’Università. Dopo decine di domande, vari colloqui, sono
finalmente riuscito a trovare un lavoro: e che lavoro! Tirocinio alla “Motorola
Mobility” che ha sede nel centro città di Chicago. L’ambiente di lavoro, i
“benefit”, la mentalità, il lavoro così all’avanguardia e tecnologicamente
competitivo di una grande azienda sono probabilmente impossibili da trovare in
Italia.
Il mio consiglio è
quello di uscire dal contesto italiano per ampliare le proprie vedute, capire
ciò che funziona e ciò che non funziona nel nostro Paese, per acquisire uno
spirito critico propositivo e non distruttivo verso la nostra patria. Consiglio
di farsi prendere dall’entusiasmo di partire ma anche dalla brama di tornare
perché è solo tornando e “facendo” che si può cercare una via per migliorare la
nostra situazione. Abbiamo un Paese invidiato da tutto il mondo e vi aggiungo
una chicca: qualsiasi Americano pretende di essere Italiano, si inventano
bisnonni per avere discendenze legittime.
Vi lascio riportandovi
una frase che mi è molto a cuore: “Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, non
temete nulla”. (Rita Levi Montalcini)
Un saluto americano,
Cesare Mercurio.