Nel suo terzo appuntamento, l’Arena Rogadeo ha presentato un insolito progetto: “Aurora.
Un percorso di creazione” di Cosimo
Terlizzi.
Il cinema si è trasformato in una “terra di mezzo”, volto
a far conoscere una realtà diversa dalla nostra: quella dei non vedenti e degli
ipovedenti.
Il film è stato proiettato, in anteprima regionale,
all’interno dell’atrio della biblioteca “Rogadeo” alla presenza del regista
bitontino e del coreografo Miki Gorizia.
Moderatori della serata sono stati Carmen
Albergo e Domenico Saracino,
occupatisi dell’introduzione al film e del forum seguente la visione.
Il lungometraggio presenta in un’ora un lavoro durato 2
anni: viene documentata la formazione di un cast di atleti non professionisti
nel gioco del goalball, uno sport
paraolimpico nato nel secondo dopoguerra per riabilitare i soldati che avevano
perso la vista.
Oggi può essere praticato anche da chi non presenta
disabilità visive.
L’udito assume un ruolo fondamentale, le partite
infatti si organizzano in palestre e, durante queste, vige il silenzio. La
squadra nasce all’interno di uno spettacolo teatrale diretto da Alessandro Sciarrone, noto coreografo.
«Ho avuto la
possibilità di seguire questi ragazzi e scoprire il loro mondo, un mondo fatto
di sensazioni, diverso dal nostro, molto più profondo – afferma il regista -. Noi diamo per scontato ciò che vediamo,
ci fidiamo troppo della vista, loro vanno oltre l’apparenza».
«Siamo
in contesti artistici in cui il corpo viene utilizzato come linguaggio per una
ricerca. L’incontro con l’altro avviene attraverso il tatto. Noi non ci siamo
molto abituati e la colpa è anche dei media che valorizzano troppo la vista:
riusciamo a vederci con gli occhi e questo molte volte ci basta; loro invece
attraverso il tocco riscontrano un’immediata empatia, si vedono con gli occhi
del cuore», continua Miki Gorizia.
La collaborazione tra Sciarrone e Terlizzi è stata
fortemente voluta da entrambi, infatti è proprio il coreografo che propone al
regista di partecipare ad un bando della Hermes,
una famosa casa di moda:
«Le
prime due settimane a Parigi ho parlato molto con un ragazzo spagnolo
ipovedente, ero così colpito dalla sua forza che ho incominciato a riprendere.
Alessandro è rimasto davvero colpito e mi ha chiesto quindi di seguirlo tutti e
due gli anni – confida Terlizzi -. Lui voleva che documentassi il progetto in maniera intima».
Il film ha un forte impatto sul pubblico, permette al
visionatore di immergersi nella vita dei protagonisti e comprendere cosa
significa vivere senza vista. Il regista gioca molto con luci e ombre,
sottolineando il fatto che chi non vede riesce comunque a percepire la
differenza tra luce e oscurità. La sua bravura sta anche nell’aver riassunto in
modo così vicino a noi tante storie, tanti pensieri, “tanti caos” (come lui stesso li definisce).
Durante il dibattito, è stato chiesto inoltre al
regista il suo legame con la terra natia: «La
mia formazione è bolognese, solo le mie origini sono bitontine. Mi piace molto
Bitonto, ma non ci torno spesso», ammette.
Il prossimo appuntamento con l’Arena Rogadeo e Just Imagine sarà il 23 agosto 2016 con Enzo Piglionica.