Bitonto dice no al cosiddetto “Decreto Salvini”.
La notizia più importante che è emersa dal Consiglio comunale è proprio questa, con l’emiciclo che all’unanimità ha dato il via libera a un preciso Atto di indirizzo, mentre per il resto c’erano da approvare soltanto provvedimenti di ordinaria amministrazione. Di natura urbanistica e contabile.
L’inizio dell’assise, però, a cui hanno assistito alcuni studenti dell’Istituto tecnico-economico “Vitale Giordano” accompagnati, tra l’altro, anche dall’ex assessore e consigliere Paolo Intini, è stato dedicato all’affaire “Maria Cristina di Savoia” dove, una volta trovato l’accordo per la ricollocazione dei 16 dipendenti (clicca qui per articolo https://bit.ly/2zuYE94), c’è da pensare al futuro dello storico immobile, con l’assessore al Welfare Gaetano De Palma che ha assicurato che non sarà messo in liquidazione, bensì rilanciato con attività diversificate in base alle esigenze del territorio (dormitorio?) e costi da sostenere.
“No al decreto Salvini”. Il punto iscritto all’Ordine del giorno aggiuntivo è diventato il primo a essere analizzato (nonostante la contrarietà dell’opposizione, la forzista Carmela Rossiello in primis), e il più importante a essere approvato con due ore di discussione.
È un documento, scritto a quattro mani da Pasquale Castellano e dal sindaco Michele Abbaticchio e firmato da quasi tutti i consiglieri, con il quale si chiede al primo cittadino e alla Giunta qualcosa di ben preciso. “Chiedere al ministro dell’Interno e al Governo di sospendere, gli effetti dell’applicazione del decreto legge n.113/2018 e ad aprire un confronto con le Istituzioni locali, al fine di valutare le ricadute concrete di tale decreto sull’impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori”.
Tale provvedimento, approvato dal Parlamento qualche giorno fa, prevede, tra le altre cose, l’addio al permesso umanitario, più tempo nei Centri di permanenza per il rimpatrio (da 90 si passa ai 180 giorni), un sistema di accoglienza Sprar riservato solo a chi ha già avuto l’asilo e a minori non accompagnati, nuove regole per mettere all’asta i beni confiscati ai mafiosi.
L’emiciclo, allora, da destra a sinistra, da maggioranza all’opposizione, ha sviscerato tutti quelli che sarebbero i punti di criticità della legge soprattutto per gli enti locali – 280 milioni di euro i costi amministrativi che ricadranno su Servizi sociali e sanitari territoriali e dei Comuni, in conseguenza delle previsioni del decreto, molti minori stranieri non accompagnati rischiano al compimento del 18° anno di età di uscire dai percorsi di accoglienza e di finire in strada, pericoloso accostamento tra sicurezza e immigrazione – che ne sarà del sistema Sprar, “nato 15 anni fa – ha ricordato Abbaticchio – con obiettivo di integrarli nella comunità dove arrivano. Cento persone in quello di Bitonto, di cui 30 bambini che hanno gli stessi diritti di quelli nati in città. Ci taglierà un milione di euro di finanziamento che ogni anno ci arriva e quel milione di euro dovrà uscirlo il Comune”. L’Atto di indirizzo ha trovato consenso unanime, ma è emersa anche la richiesta di un Consiglio monotematico sulla questione sicurezza.
Determina approvata, allora, ma a cosa serve se il decreto è già stato licenziato dal Parlamento? Manca ancora la fase dei decreti attuativi – è stato il mantra ripetuto – e Bitonto non poteva restare in silenzio su questa questione.
La Lidl è più vicina. Il resto dell’assise è scivolato via senza particolari grattacapi. Si è detto sì alla variante urbanistica per consentire alla Lidl di poter sorgere a due passi dal comando di polizia locale, anche se Cosimo Bonasia (Insieme per la città) ha sollecitato a impegnarsi per una pianificazione di un certo tipo per consentire agli investitori di stanziarsi sul territorio, e di accelerare sull’Appea. Via libera anche all’aggiornamento del Piano delle opere pubbliche triennali 2018-2020 (c’era da registrare il finanziamento strappato per la fogna bianca, avanzi di amministrazione per completare interventi sulle scuole e fare qualcosa per le strade, un milione di euro per “Porta futuro”, progetto della Città metropolitana barese), ad alcune variazioni di bilancio, sulle quali l’opposizione ha espresso più di qualche perplessità e dubbi.