Un anno di impegno. Un anno pieno di problemi da fronteggiare.
Un territorio, una città, così grande e ricca di difficoltà. Ma non si è lasciato abbattere da nulla il giovane vicequestore aggiunto dott. Fabrizio Gargiulo, che dallo scorso 16 giugno 2017 presta servizio nel nostro Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Il dirigente, laureato in giurisprudenza con un percorso volto alla magistratura e un master di secondo livello in Scienze della sicurezza a “La Sapienza” di Roma, dopo l’esperienza nel nord Italia, tra Pesaro, Bolzano, Bologna, Vicenza, Venezia, e poi qui al Sud tra Napoli, Bari e poi Andria, si è trovato ad affrontare uno dei periodi più complicati per la città.
Sin dal suo arrivo, infatti, nella prima settimana di luglio 2017 ci furono 11 denunciati, 2 arrestati e circa 5,5 kg di droga sequestrata a carico di un incensurato.
Non mancano, sin da subito, i controlli ad “Alto impatto”, disposti dalla Questura di Bari, per mantenere sempre viva l’attenzione sul territorio con un vistoso aumento di controlli domiciliari, personali, soggetti sottoposti alla sorveglianza speciale, veicoli controllati, servizi di filtraggio allo stadio con ben 3 daspo ad inizio stagione. Ma anche l’attenzione verso i minori con i bulli che seminavano terrore in villa, le numerose segnalazioni per gli illeciti amministrativi per la detenzione di sostanza stupefacente (art. 75).
Dopo i contrasti di Torino, arriva la circolare dal Capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli, che manda un po’ tutti in crisi: la grande collaborazione tra il vicequestore agg., la Polizia Municipale e l’amministrazione, diventa carta vincente per affrontare tutte le manifestazioni estive svoltesi con grande serenità.
Scivola via anche la campagna olivicola con il 30% in meno di reati predatori a fronte di un solido controllo di prevenzione e repressione architettato grazie ad un piano coordinato tra le forze dell’ordine.
Da ottobre cominciano anche gli arresti importanti come quelli di Tarullo, Liso, Caputo, ed era già ben chiaro il panorama geo-criminale che si andava via via a modificare. Il 2018 non è cominciato certamente nel migliore dei modi, con una città ferita e cambiata profondamente da un fatto così luttuoso come la perdita di una vita innocente, ma riscopertasi più forte e più desiderosa di cambiamento. Iniziano i controlli a tappeto, le numerose telecamere smantellate per il controllo dello spaccio, un borsone recuperato con un borsone pieno di droga e armi.
Si continua con i cento uomini, fatti arrivare in città dal ministro Minniti, le indagini e il coordinamento. Da qui in poi non si torna più indietro: il 17 marzo finiscono in manette i due killer Sabba e Papaleo (assieme ad altre 5 persone), il 27 maggio -dopo appena 37 giorni di latitanza- anche il presunto mandante dell’omicidio e boss dell’omonimo gruppo criminale Domenico Conte. Assieme a loro hanno trovato le porte delle case circondariali aperte anche l’altro presunto capo del gruppo criminale Francesco Colasuonno (detto “Ciccio Cipriano”), Giuseppe Pastoressa (detto “La Zambàna”), che è stato latitante per un semestre, e tante altre pedine importanti di entrambi i gruppi criminali.
Un lavoro, dunque, che non si ferma, non demorde. Continua con uno spostamento degli uffici in un’area nuova della sede del Commissariato, sito nello storico Palazzo Ventafridda su via Traetta: 170 metri quadri dedicati agli uffici per le relazioni con il pubblico, per non far mancare mai la presenza dello Stato dal centro della città.
Un plauso, dunque, a tutto il commissariato guidato dal dottor Gargiulo: se si è ingranaggio di un sistema più ampio, tutto procede per il verso giusto.