Dopo
alcune settimane negative, in casa Us Bitonto sembra sentirsi un’aria
nuova. Il merito è del mercato perché – senza possibilità di
essere smentiti – la società neroverde ha fatto i botti
assicurandosi uomini di esperienza come Moschetto, Campanella,
Chisena e Ventura, e giovani di sicuro valore come Giallonardo e
Nuzzo, andando a rendere la rosa a disposizione di Muzio Di Venere
più completa a livello numerico e qualitativo.
Il
più gioioso di tutti sembra essere il presidente Francesco Paolo
Noviello, ormai da tempo inennarabile nel mirino degli ultras, ma che
ancora una volta ha messo mano al portafoglio per il bene dei
colori neroverdi.
E
adesso, a campagna acquisti invernale chiusa, il patron ha un
pensiero per tutti, ovviamente senza fare polemica con nessuno come è
sempre stato nel suo stile.
«I
tifosi? Elegessero un nuovo presidente». Il
primo è rivolto proprio agli ultras scioperanti, che dovrebbero
restare in silenzio anche domani ad Ascoli Satriano. «Hanno
ragione quando dicono che sono assente e povero – principia – ma
lo sono per motivi professionali e perché ho investito molti soldi
per il bene dell’Us Bitonto. La mia presenza, però non deve essere
in campo, ma negli spogliatoi a parlare con i ragazzi perché io non
devo scendere in campo. Anzi, i tifosi che scioperano potrebbero
eleggere un nuovo presidente che faccia valere la sua presenza nella
società».
Poi
i soliti refrain («non
ho mandato io la squadra in Terza categoria ma un uomo mandato
dall’amministrazione Valla che mi aveva garantito l’iscrizione in
Eccellenza, ma così non è stato e poi è scomparso»), l’apertura
a gente che abbia davvero a cuore le sorti del Bitonto, «a
cui darei la squadra anche gratis se ha davvero un progetto serio»,di
avere incontrato soltanto una volta Francesco Rossiello,
l’imprenditore che negli ultimi due anni aveva manifestato interesse
verso la squadra, di continuare con la presidenza finché avrà le
forze e le risorse per farlo.
Noviello
invita i tifosi, inoltre, a mettere la parola fine al lancio di
petardi, fumogeni, bottigliette e bombe carta «perché
ci sono costati oltre mille euro di multa e potrebbero costringere il
Commissario di pubblica sicurezza a chiudere il settore».
Mercato
importante. Il
presidente si coccola il mercato, doppiamente di prestigio sia perché
ha rafforzato la squadra, sia perché si è riusciti nella difficile
impresa a dicembre di prendere un portiere e giovani classe ’96
(Nuzzo e Giallonardo), «anche
se gli obiettivi non cambiano – riflette
il patron – perché
siamo una matricola e dobbiamo salvarci per preparare al meglio la
prossima stagione».
Palazzo?
Non ha avuto l’orgoglio di indossare la maglia neroverde. Noviello
dice la sua anche sulla partenza di Loris Palazzo, e lo fa senza
spirito di polemica, ma solo per dare l’esatta connotazione a una
vicenda male interpretata anche perché i giornali, per svariate
motivazioni, hanno riportato il fatto soltanto a metà.
Cosa
è successo davvero, allora? Tutto si è consumato tra giovedì 11
dicembre e martedì 16 dicembre. «Giovedì
il giocatore ha manifestato alla società il suo malcontento nel
restare quì, venendo meno alla parola presa qualche mese prima,
mentre domenica, dopo la partita contro il Castellaneta, ha
addirittura detto di non avere più stimoli.
Lunedì,
allora, c’è stato un incontro tra Palazzo e il vicepresidente
Vincenzo Cariello, nel quale il giocatore chiedeva un ritocco al suo
ingaggio del 25%, e la società decide di accontentarlo facendolo
lievitare del 12,5%. Sembra tutto finito, ma in realtà martedì l’ex
giocatore di Foggia e Bisceglie mi ha chiesto precise garanzie, e
cioè che voleva un titolo in mano a totale copertura del rimborso
spese. Io mi sono sentito offeso come professionista ma anche perché
era una richiesta che avrebbe minato l’equilibrio dello spogliatoio,
oltre che una mancanza di rispetto verso tutti gli altri in primis
gli altri bitontini Modesto e Bonasia. In realtà, Palazzo non ha
avuto l’orgoglio di giocare nella squadra della sua città e anche i
suoi post su Facebook non sono stati per nulla corretti».
Fino?
Non sono pentito ma non rifarei la scelta. Il
vicepresidente Vincenzo Cariello, invece, torna sulla scelta di
affidare a Onofrio Fino la squadra a inizio stagione. «Non
sono pentito della mia scelta perché volevo farlo tornare ad
allenare in una grande piazza, ma non la rifarei».