Giovanni Luigi Brera, uno dei più importanti giornalisti italiani e scomparso poco più di 25 anni fa, era solito definire il risultato di 0-0 quello di una partita perfetta.
Chissà cosa avrebbe pensato la penna arguta di san Zenone al Po dopo (non) aver visto, ieri pomeriggio, Vigor Trani-Us Bitonto, il derby calcistico più antico di Puglia, e match di cartello della 25esima giornata dell’Eccellenza pugliese.
Esempio di come un risultato rispecchi l’andamento di una partita. Con pochi, pochissimi tiri (in pratica in porta ha tirato soltanto Vincenzo Modesto in tutti i 90′, provandoci per 3-4 volte) e quasi nessuno insidioso. Rare, rarissime emozioni da ambo le parti. Numeri uno – Paride più di Sansonna – quasi mai davvero impegnati. Per il resto, tanti errori in fase di impostazione, un numero elevatissimo di palle perse, manovre impacciate, lente e prevedibili, difese che si sono bevute gli attacchi come se stessero sorseggiando un caffè.
Ma che pareggio è per i neroverdi? Dipende da che punto di vista lo si guardi. Certo, al netto delle emozioni (tu chiamale se vuoi così, avrebbe detto Lucio Battisti), il Bitonto ha qualcosina da rammaricarsi – basti vedere la super parata di Sansonna sulla incursione di Modesto a principio di partita, e la titubanza di Terrevoli davanti al portiere tranese su un confettino di De Santis) nella ripresa – anche se i neroverdi, seppur dimostrandosi sempre compatti, densi, difficili da scardinare, corti in tutti i reparti e anche in palla fisicamente, hanno fatto un piccolo passo indietro come prestazione rispetto a quella gagliarda offerta a Gallipoli. Dove si meritavano i tre punti.
Il Trani, sia chiaro, non ha mai creato grossi problemi offensivi ad Addario e non ha mai dato la sensazione di acchiapparsi i tre punti – forse con la testa era già a Lauria per l’impegno di Coppa contro il Lagonegro – ma, ancora una volta, ha dimostrato di essere leggerino lì davanti, con il solo capitan Modesto a provarci davvero, con Terrone sempre combattivo ma poco servito e Moscelli sempre fuori dal gioco e dalla prova incolore.
Ecco, allora. In un Bitonto che non vince da quattro partite (non accadeva da due anni un digiuno così lungo) e in cui sono arrivati soltanto due miseri punticini – anche se tre gare su quattro sono state disputate fuori – il goal non arriva da altrettante contese. Dopo le 15 marcature al Galatina, zero centri al Bisceglie, altrettanti contro il Fasano, lo stesso a Gallipoli, idem a Trani.
Oltre 360′ senza esultare per una rete. Troppi. Decisamente troppi. E sicuramente pesano come le contemporanee assenze di Manzari (ieri al rientro per 10′) e Rana.
Il punticino di Trani fa morale e muove la classifica (il Bitonto è sempre quarto a 43 punti, a braccetto con l’Avetrana), ma nelle cinque partite rimanenti bisogna riprendere a correre per non lasciarsi scappare i playoff.
Difesa da cortina di ferro. Essendo difficile raccontare il match, c’è un altro aspetto che va evidenziato. Se l’attacco è sterile, la difesa funziona a meraviglia. La fase difensiva è il punto di forza dall’inizio della stagione, e lo dimostra l’essere la seconda miglior difesa del Campionato – soltanto 18 le marcature incassate – e da gigante nelle ultime partite. Tra Bisceglie, Fasano, Gallipoli e Trani soltanto due le reti al passivo.
Una viziata da un evidente fallo di mano, e l’altra su calcio di rigore.
Ritorno da gambero. I numeri dicono che il Bitonto ha messo la retromarcia nel girone di ritorno. Chiusa l’andata in testa con 29 punti, ne ha racimolati soltanto 14 in dieci gare. Tre vittorie (Avetrana, Aradeo e Galatina), cinque pareggi (Omnia, Barletta, Molfetta, Trani e Gallipoli, di cui a reti inviolate), due ko (Bisceglie e Fasano).
Un “gamberismo” da capire fino in fondo…