C’è stata Joana (ma chiamatela Josita) Azevedo, portoghese. Ci sono state Gabriella Tardelli e Brenda Moreira che arrivavano dal Brasile. E, sempre dal Sudamerica, anche il numero 10 Grecia Fontela, autrice del goal più bello della stagione (il 10 gennaio in quel di Cosenza). Non sono mancati neanche i tulipani, biondi entrambi. Nancy Loth e Arte Brueren, direttamente dall’Olanda.
L’estate scorsa, quando Bitonto ha centrato la serie A2, la parola d’ordine era vincere, sul campo, per entrare nella massima serie. E, per farlo, per la prima volta nella storia del futsal in rosa cittadino, si è guardato anche all’estero. Ma non a caso, ma a coloro che avrebbero segnato e fatto divertire. Francesco Solito, allora, il direttore sportivo, si è messo all’opera dando genesi a una creatura multinazionale con italiane e straniere.
Difficile, quando si racconta una così incredibile cavalcata, individuare la giocatrice simbolo. Soprattutto quando tutte sono diventate “simbolo” per la città.
Dovendo scegliere, però, diciamo Joana. Classe 1982, Già campionati, scudetti, e trionfi in serie A (uno anche con la “Salinis” neanche tanti anni fa) è arrivata a Bitonto con il mercato invernale a fine gennaio ed è stata la svolta del Campionato. Arrivata quasi per caso (è stata una scelta fortissima di Silvano Intini, anche contro gli scettici) è stata la trascinatrice della Polisportiva nella seconda fase di stagione. Sia per le reti sia per l’intesa e l’asse tutto champagne e bollicine con Brenda Moreira, con cui, e lo si è ben capito fin dai primissimi allenamenti, non parla solo la stessa lingua intesa come linguaggio (il portoghese), ma anche tutto il resto.
Ed è anche sua la foto copertina della stagione. L’abbraccio caloroso proprio al presidente durante il match del 21 marzo contro il Vigor Lamezia, vinto per 9-2. Josita aveva riportato in vantaggio le sue e si è precipitata a “coccolare” Intini seduto sulle tribunette del “Paolo Borsellino”. Una figlia che abbraccia il papà.
Simbolo, si diceva prima. Uno dei grand meriti – anche a livello comunicativo – della società neroverde è stato quello di far diventare SIMBOLI le calcettiste. Hanno abitato in città. Hanno fatto jogging in città. Hanno coltivato amicizie in città. Hanno mangiato in città. Hanno preso caffè, spritz e aperitivi in città. Giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, goal dopo goal, vittoria dopo vittoria, il rapporto con Bitonto e i bitontini è diventato quasi come se fosse una trama di un romanzo: Gabriella, Joana, Filomena (di cognome fa Othmani, e viene da Eboli), Brenda, Grecia, Nancy e Loth si sono fatte adottare dalla città, sono diventate le beneamate della città. Le ragazze della città.
Parte integrante della città. Bitontine a tutti gli effetti, in pratica.
Hanno fatto avvicinare i bitontini al futsal femminile, e sempre tanta gente alle dirette che la nostra testata ha avuto il piacere e l’onore di trasmettere sulla pagina Facebook.
Non è tutto, però. Perché le loro gesta hanno significato immagine per la città. In Europa e nel mondo. Una bellissima operazione di marketing a costo zero.
Chi lo avrebbe detto che la città dell’olio e del sollievo, nota alle cronache per lo più per episodi di delinquenza e criminalità, sarebbe arrivata persino sulle principali testate, pagine Facebook, giornali online, siti specializzati, blog, pagine settoriali del futsal femminile?
In Portogallo hanno raccontato di noi. In Olanda hanno dato spazio alle gesta delle neroverdi. La Gazzetta dello sport. Il Corriere del Mezzogiorno. La Gazzetta del Mezzogiorno. E che dire delle emittenti televisive? Tante, troppe da elencare.
Bitonto è stata la bolla di tutto. E vuole continuare a esserlo.