Tutte le squadre di calcio, qualunque sia la categoria di loro competenza, possiedono una metaforica spina dorsale, un asse verticale che solo se solido e coordinato alla perfezione può dare all’intero “organismo” concrete possibilità di primeggiare sull’avversario di turno. Abbiamo così pensato ad una rubrica ad hoc che ci permettesse di intervistare quattro fondamentali tasselli della “colonna vertebrale” in campo (più allenatore, dirigenti e presidente) dell’USD Bitonto Calcio, che ha fatto sognare i suoi tifosi fino al primo gradino delle scale che portano a quel paradiso pallonaro chiamato Serie C, ancora sconosciuto alla nostra città.
Terza uscita: Carlos Ezequiel Biason. Della serie: come fare, da ultimo arrivato, ad entrare immediatamente nei cuori di una tifoseria. Il Turu, come tutti sono soliti chiamarlo, è arrivato la scorsa estate a Bitonto con le credenziali tipiche del fuoriclasse della categoria, dell’acquisto di prestigio messo a segno per ambire a grandi traguardi, alla storia. E nessuno si è sbagliato… Il centrocampista argentino, dopo stagioni memorabili in quel di Francavilla Fontana, dov’è stato capace di trascinare i bianco-azzurri (da prim’attore) dalla Promozione all’allora Lega Pro, ha deciso di legare il suo nome alla nostra città ed ai colori neroverdi, con risultati eccelsi. Pensavamo di intervistare “solo” un ottimo giocatore, invece abbiamo conosciuto un grande uomo, impossibile da non amare. Grazie di tutto, Turu!
Ciao Turu. A proposito, perché questo soprannome? Diamo una volta per tutte una spiegazione “storica” definitiva…
“In realtà, la parola ‘turu’ non ha un vero e proprio significato in spagnolo… Questo soprannome risale a quand’ero piccolo (cosa che in Argentina succede praticamente a tutti) e mi fu dato da un vicino di casa anziano. C’è stato in passato un altro giocatore argentino detto ‘turu’, l’attaccante José Oscar Flores, e nemmeno lui sapeva il perché di quel nomignolo! (ridiamo)”.
Ai più, turu ha fatto pensare ad un toro… In effetti, tu in campo hai la forza, la caparbietà, l’orgoglio di un toro di qualità. Facci i nomi di due calciatori, uno argentino come te ed uno italiano a cui pensi di somigliare (o, magari, che prendi come prototipi) per temperamento e caratteristiche tecnico-tattiche.
“Fin da piccolo ho avuto come idolo e modello Javier Mascherano, da tifoso del River quale io sono… Molti in Italia mi hanno paragonato a Gattuso ma a me sono sempre piaciuti molto Pirlo e Marchisio, centrocampisti con tanta qualità, appunto. Fisicamente assomiglio ad Allan del Napoli, però (ce la ridiamo di nuovo)”.
A Francavilla, sei stato protagonista assoluto di un incredibile triplo salto dalla Promozione alla Serie C, quindi, sai bene cosa serve ad una squadra, una società, una città per ambire a simili traguardi. Dopo una stagione a Bitonto, pensi che qui da noi ci siano già le giuste basi per emulare le imprese della Virtus?
“Secondo me, le basi ormai ci sono perché, in questi anni, la società si è dimostrata seria e con un Presidente molto ambizioso. Sicuramente, ci sono dei dettagli importanti da migliorare per il grande salto, come ad esempio tutto ciò che ruota intorno alle strutture sportive da utilizzare. Dopo le stagioni a Francavilla, posso dire che servono: tanto lavoro da parte di tutti, dentro e fuori dal campo, in due sole parole ‘programmazione intelligente’”.
Parlando sempre dei tuoi straordinari anni giù nel brindisino, cosa ti ha spinto a lasciare la casacca bianco-azzurra? Eri ormai diventato idolo e bandiera dei tuoi tifosi, sei stato coraggioso a scendere di una categoria e iniziare una nuova esperienza calcistica e di vita…
“Non nascondo che la motivazione principale che mi ha spinto a sposare il progetto-Bitonto è stata la serietà del Presidente. Io e il mio procuratore abbiamo avuto ottime informazioni circa Francesco Rossiello, la sua serietà e i traguardi che si è prefissato. A Francavilla non mi è mancato nulla, aprendo e chiudendo un ciclo sportivo personale molto importante, ma adesso ho quasi 34 anni e devo pensare al mio futuro, in tutti i sensi. A Bitonto ho trovato ambizione e professionalità, oltre a delle bellissime persone ed un paese in cui respiro ‘aria di casa’… Sono veramente contento della scelta fatta”.
Adesso si torna in Argentina, come succede tutti gli anni a fine stagione. Cosa farai lì? Come ti terrai in forma? E, soprattutto, ci si rivede qui a Bitonto per un’altra avventura in neroverde…?
“Dopo il mio primo anno in Italia, quando a fine stagione decisi di non tornare a casa e ne soffrii tantissimo, ho capito che devo rientrare sempre in Argentina al termine del contratto. Lo faccio per stare insieme alla mia famiglia, ho tutti i miei affetti lì e non posso farne a meno… Finita la mia carriera, vivrò sicuramente a Jesús María (sua città natale, nella provincia di Córdoba, ndr) o dintorni. In Argentina, ora è inverno ma continuerò comunque ad allenarmi bene: cinque giorni a settimana tra palestra, corsa e qualche partitella tranquilla con gli amici di sempre. Mi piace giocare anche a calcio a 5… Per quanto riguarda il mio futuro calcistico, con il mio procuratore valuteremo la situazione ma, se devo essere sincero, io e mia moglie a Bitonto stiamo bene, quindi giocherei ancora qui con piacere. Inoltre, a questa città saremo piacevolmente legati a vita dal momento che qui è stato concepito il bambino che mia moglie ha in grembo e che abbiamo atteso circa 10 anni…”. Wow!
Tantissimi auguri alla Famiglia Biason, allora, e un enorme in-bocca-al-lupo per i prossimi mesi di ‘lavori in corso’ da parte di tutta la comunità bitontina!