Le squadre di calcio, qualunque sia la categoria di loro competenza, possiedono una metaforica spina dorsale, un asse verticale che solo se solido e coordinato alla perfezione può dare all’intero “organismo” concrete possibilità di primeggiare sull’avversario di turno. Abbiamo così pensato ad una rubrica ad hoc che ci permettesse di intervistare quattro fondamentali tasselli della “colonna vertebrale” in campo (più allenatore, dirigenti e presidente) dell’USD Bitonto Calcio, che ha fatto sognare i suoi tifosi fino al primo gradino delle scale che portano al paradiso pallonaro chiamato Serie C, a tutti noi ancora sconosciuto.
Dopo il campo, vale a dire i pensieri e le parole dei calciatori, la panchina. Il condottiero dei neroverdi 2018-2019 è stato Massimo Pizzulli, un signore prima che un signor allenatore, con il calcio nel sangue e la squadra della sua città nel destino: da atleta, cinque stagioni nell’US (da aggiungere alla militanza giovanile nel mitico Torrione), più due in D quasi dieci anni fa, prima come vice di mister Ruisi poi come guida tecnica principale, ed infine l’ultima, positivissima stagione in Quarta Serie culminata con un quarto posto da record – di punti nella categoria – emozionante e probabilmente impensabile alla vigilia del suo ennesimo viaggio in neroverde. Lasciamo ora la parola al comandante della nave che, seppur non sia stato confermato al timone, ha ancora tanto di buono da dare al calcio e da dire con innato garbo a concittadini, tifosi e appassionati “trasversali” della sfera rotolante più amata dagli italiani… Buon viaggio!
1. Ciao Mister. Perdonaci l’entrata a gamba tesa dopo nemmeno un minuto di gioco, ma dobbiamo chiedertelo subito… Alla luce (splendente) di una stagione così positiva, ti aspettavi di non essere confermato alla guida del Bitonto Calcio?
«La mancata riconferma, per me, è stata una sorpresa perché ritenevo che alla base di tutto ci fosse la priorità di far partire nel migliore dei modi un progetto per il Bitonto Calcio. Si era alla prima stagione in D per questa nuova società, dopo tanti, troppi anni nelle categorie inferiori per noi bitontini, e abbiamo ottenuto risultati da esperti, non di certo da principianti; non parlo solo dei risultati sul campo bensì del lavoro svolto da tutte le componenti. Non dimentichiamo che tanti giocatori sono arrivati l’anno scorso alla massima maturazione ed hanno vissuto con me la loro prima, vera esperienza da protagonisti principali in Serie D. Stesso discorso per la dirigenza, cresciuta sul campo, giorno dopo giorno. Poteva essere fondamentale ripartire insieme, con una base solida – sia tecnica che umana – costruita insieme per poter ambire a qualcosa di importante per la città sportiva, nel breve-medio periodo. Magari vincere questo prestigioso Campionato per la prima volta nella nostra storia, perché no… E non parliamo di Promozione o Eccellenza, quindi gli investimenti che serviranno per il ‘grande salto’ dovranno essere notevoli; il Presidente, in primis, lo sa bene e mi sembra pronto. Peccato non poter continuare il mio lavoro in neroverde ma pazienza, guardo avanti con fiducia, come sempre».
2. Secondo te, sono stati raggiunti i massimi risultati possibili in rapporto al valore della rosa? Cerchiamo di realizzare un’analisi a 360°: gioco espresso al di là dei punti fatti registrare, piazzamento finale in Campionato, playoff secco a Taranto, Coppa.
«Primo grande risultato ottenuto: aver di nuovo ‘surriscaldato’ una piazza, una tifoseria che negli ultimi anni s’era un po’ spenta, quasi depressa! A livello di gioco, senza peccare di presunzione, siamo stati insieme all’Andria la squadra che ha espresso il miglior gioco in rapporto ai giocatori disponibili; d’altronde, anche molti addetti ai lavori l’hanno riconosciuto… Arrivare quarti in D con quasi 60 punti racimolati nella stagione regolare (record per Bitonto, nella categoria), con gran parte dei miei giocatori che erano in Eccellenza l’anno scorso ed avevano raggiunto lo stesso piazzamento nella categoria inferiore, vincendo poi i playoff, vuol dire una cosa sicuramente: questo gruppo è ‘esploso’ alla grande proprio nel corso della stagione 2018-2019. Certo, c’è sempre qualcuno che a conti fatti ha contribuito meno di quanto ci si potesse aspettare ma tutti mi hanno seguito fino alla fine ed il grosso della squadra mi ha dato tutto e ciò ha rappresentato per me la massima gratificazione. La partita playoff di Taranto è stata l’emblema della nostra stagione: giocata benissimo, create più occasioni degli avversari, sconfitta per due episodi ‘sfortunati’. Circa Bari e la Coppa, poi, posso solo dire che si tratta di momenti semplicemente indimenticabili, che rimarranno per sempre nella storia sportiva della nostra città… Per quanto riguarda la rosa a mia disposizione, infine, ci tengo ad evidenziare alcuni aspetti. Avevo chiesto Loiodice ad agosto e poi di nuovo nel corso della finestra prevista per il ‘mercato di riparazione’, ma il ragazzo non se l’è sentita di lasciare l’ambizioso progetto-Cerignola. Si è così deciso di virare su altri giocatori nello stesso ruolo ma non abbiamo ottenuto i risultati sperati… Il mercato dicembrino, in generale, non è stato quello che sarebbe servito per crescere ulteriormente, anche a livello di ‘under’, ma si è trattato di una precisa politica societaria nella quale non mi sono permesso di entrare in maniera invasiva ed invadente, visto che mi erano stati preventivamente prospettati degli interventi ragionati finalizzati allo smussamento di una rosa che avrebbe dovuto restringersi rispetto a quella iniziale. Per il resto, abbiamo potuto ammirare i vari Patierno, Biason ed un pacchetto difensivo che si sono dimostrati il top della categoria».
3. Qual è stata la “partita perfetta” della vostra stagione? I novanta minuti che meglio hanno rappresentato il calcio secondo Massimo Pizzulli. Se è successo, dicci anche qual è stata, al contrario, la prestazione o l’episodio che più ti ha mandato in bestia.
«La ‘mia’ partita è stata quella di Taranto ai playoff, senza alcun dubbio. L’abbiamo persa, lo so, ma non importa perché – mi ripeto – solo gli episodi ci hanno condannato, dopo novanta minuti giocati come volevamo. Vedere la squadra cambiare faccia (due tempi, due moduli diversi) senza perdere mentalità, anzi, innalzando i livelli prestazionali con il passare dei minuti, mi ha riempito d’orgoglio ed anche i nostri tifosi giunti allo ‘Iacovone’ ci hanno tributato il meritato plauso, a fine match. Quella disputata in casa contro la corazzata Cerignola è stata invece tra le partite ‘vincenti’ più belle, quella con l’Andria al ‘Città degli Ulivi’ la più equilibrata dal punto di vista tattico. Io amo la sana ed intelligente ‘spavalderia’ in campo, le mie squadre devono sì avere un’organizzazione difensiva solida, ma il gioco dobbiamo imporlo noi. Presupposto tattico: nella nostra area devono arrivare il più possibile palloni sporchi, quindi una fase di non-possesso dinamica risulta fondamentale, senza stare lì ad aspettare l’avversario. Più si riesce ad avere per sé la palla, meglio è, si sa. Dove mi sono imbestialito? A Cerignola. Dopo aver pareggiato una partita giocata benissimo, quasi allo scadere su rigore, non dovevamo prendere quel gol a causa di un errore di marcatura su calcio d’angolo… Ed anche sul rigore contro dell’1-0 abbiamo sbagliato! Si è trattato di errori di inesperienza nella categoria, secondo me. Infatti, nel girone d’andata abbiamo subito dei gol su corner che poi non abbiamo più preso nel girone di ritorno, escludendo il suddetto. Tuttavia, non ci hanno mai segnato sugli sviluppi di punizioni laterali o dalla trequarti e ciò è molto importante».
4. Dopo un’annata simile, preceduta tra l’altro da diverse stagioni “Eccellenti” in cui talvolta ti sei ritrovato a lavorare in condizioni a dir poco delicate, credi di aver trovato la tua dimensione di allenatore in D? Ti vedi ormai in pianta stabile in questa categoria o potresti anche accettare, un giorno, progetti ambiziosi nella serie inferiore? Senza dimenticare che sognare non è un reato…
«Quest’anno è stato molto importante, per me, perché ho potuto misurarmi con tanti colleghi che hanno allenato o che potrebbero lavorare più in alto rispetto alla Serie D e mi sono reso conto che la mia squadra non è mai stata da meno alle loro, anzi, abbiamo sempre studiato ed affrontato bene l’avversario, scoprendo prima di ogni gara i lati deboli e quelli forti, dal punto di vista tattico e delle individualità. Siamo riusciti quasi sempre a colpirli, dimostrando a tutti la nostra identità. Di qui, ritengo che io possa continuare a dimostrare in questa categoria il mio valore e sperare in futuro di poter applicare le mie idee di calcio in categorie superiori. Guidare una squadra costruita con giocatori che possono essere considerati il meglio della categoria è il sogno di tutti gli allenatori ed è un privilegio concesso a pochi, ad esempio a me non è ancora capitato (sorride), anche se spesso le mie squadre sono riuscite a viaggiare allo stesso ritmo delle corazzate… Comunque vada, qualsiasi progetto futuro dovrà passare dalle necessità della mia famiglia, perché non potrei anteporre una panchina prestigiosa a moglie e figli senza ascoltare prima le loro esigenze».
5. A proposito di progetti futuri, sei prossimo ad accasarti altrove o stai valutando l’ipotesi di restare fermo per qualche mese? Siccome negli ultimi tempi il tuo nome è circolato parecchio su giornali, tv e web, anche come “Allenatore di Puglia” più votato dopo un certo Liverani…
«Avrei voluto continuare il mio percorso calcistico con il Presidente Rossiello e il Bitonto, consapevole che nella prossima stagione, con un anno in più di esperienza sulle spalle, la società potrà muoversi in maniera più qualitativa sul mercato, come tra l’altro si prospetta stando ai nomi che circolano… Alcuni di questi, menzionati dal sottoscritto già l’anno scorso, ma purtroppo non erano ancora mature le condizioni per concretizzare certi interessi. Nonostante tutto, sto guardando avanti come ho sempre fatto, sto valutando delle situazioni nella stessa categoria, certamente vagliando solo quelle società che abbiano le mie stesse ambizioni. Non ho fretta di trovare subito una sistemazione, tanto il lavoro e i risultati conseguiti sono lì e nessuno potrà mai cancellarli. Il Bitonto, per fare meglio della scorsa stagione, dovrà prendere il meglio in circolazione, io auguro ogni fortuna alla squadra della mia città che sarà, in bocca al lupo a mister Taurino, ai giocatori e al Presidente che – questo va assolutamente sottolineato – ha permesso a Bitonto di tornare a respirare aria di calcio importante. Deciderà lui la rotta della barca neroverde e i bitontini devono essere con lui, se vogliono continuare a divertirsi allo stadio, la domenica, e magari sognare sempre più in grande».