Pioggia
di applausi venerdì sera per “Pagliacci” del Bitonto Opera Festival.
L’opera
in due atti su libretto e musiche di Ruggero
Leoncavallo ha tinto di rosso la grande distesa verde di Masseria “Lama Balice”.
Rosso
come l’amore, la passione, il sangue.
“Dunque vedrete
amar sì come s’amano gli esseri umani: vedrete de l’odio i tristi frutti. Del
dolor gli spasimi, urli di rabbia, udrete, e risa ciniche” aveva infatti preannunciato
Tonio (il baritono Maurizio Zanchetti),
lo scemo della compagnia dei “Pagliacci”, appena arrivata in città.
Ad
andare in scena è infatti un femminicidio, frutto dell’amore tradito e della
gelosia del capocomico Canio (interpretato da uno straordinario Pantaleo Metta, tenore) per sua moglie
Nedda (il soprano Margherita Pugliese).
La bella attrice da fiera è infatti innamorata del contadino Silvio
(interpretato dal baritono Carlo
Provenzano), con cui sogna di scappare.
Scoperti
i piani di Nedda, Tonio, innamorato ma non ricambiato dalla bella, ne
approfitta per avvertire il marito che coglie i due amanti in atteggiamenti
intimi, pur senza riconoscere l’uomo.
Gonfio
di rabbia, Canio pretende di saperne il nome, ma viene fermato dal commediante
Beppe (il tenore Jacopo Dipasquale)
perché “la gente esce di chiesa e a lo
spettacolo qui muove”.
Tramutati“in lazzi lo spasmo ed il pianto; in una
smorfia il singhiozzo e ‘l dolor”, il Pagliaccio Canio entra in scena, ma
nella recita il finto amore tra Colombina (Nedda) e Arlecchino (Beppe) ravviva
in lui l’odio e con un foga che trascende lo spettacolo esige da lei il nome
dell’amante. Nedda tenta di proseguire la recita, poi replica con fierezza,
provocando la reazione rabbiosa del marito che, dinanzi al pubblico
(interpretato dal Coro Lirico Giovanile
“Città di Bitonto”, diretto dal maestro Anna Lacassia) pugnala la donna fedifraga e il suo amante, accorso
sul palco per salvarla.
La
tragicità dell’opera è sottolineata dalle note dell’Orchestra del Bitonto Opera Festival, diretta dal maestro Leonardo Quadrini, e dai movimenti
scenici suggeriti dal direttore artistico Carlo
Antonio De Lucia. Maestro di palcoscenico Vincenzo Maria Sarinelli.
Per
la realizzazione dell’opera, la regia si è avvalsa anche dell’aiuto di un
giocoliere, un trampoliere e un mangiafuoco dell’agenzia “Le feste di Bombo”, già
protagonisti la sera precedente de “L’incanto dei Pagliacci”.
«La messa in scena del
capolavoro di Leoncavallo non rappresenta la serata conclusiva del Festival, ma
è prodromica invece a tante altre che si terranno anche in inverno e
rappresenteranno la continuità dell’azione – rivela il maestro De Lucia -. A dicembre e gennaio avremo altri
appuntamenti. Stiamo già lavorando su “Suor Angelica” di Giacomo Puccini e su
“I pescatori di perle” di Bizet».