Non tutti sanno che il 25 maggio 1903, verso le ore 11:30 circa, andava in fiamme nella Cattedrale la statua della Immacolata, patrona della città, messa in salvo dalle guardie municipali Verrone e Chiddo, che gettatesi animosamente sull’altare di legno, che era già quasi del tutto andato a fuoco, incuranti del grave pericolo a cui si esponevano, riuscirono a salvare il legno della statua, semicarbonizzata, e la corona di argento che la sormontava. La statua semidistrutta dal fuoco fu prontamente restaurata con una spesa sostenuta per metà dal vescovo e per l’altra metà dal popolo tutto.
L’originaria facies policroma era andata irrimediabilmente perduta, sicché si fu costretti a rinnovarla completamente.
Artefici di quel restauro furono Carmelo Bruno, un cartapestaio leccese molto ingegnoso, e Pietro Grimaldi, un valente indoratore bitontino.
Il restauro non poteva non riflettere il contemporaneo stile liberty, il cui riflesso si lascia cogliere nella veste in foglia d’oro con fiori campestri e gigli rannodati con nastri. Poco meno di due mesi dall’incendio, il 19 luglio, la statua venne riconsacrata.
Ancora oggi l’ammiriamo e la veneriamo in tutto il suo splendore, sebbene necessiti di un intervento ulteriore conservativo.
Quanto ai colori usati ci viene in aiuto un olio su tela di un anonimo artista locale del primo ottocento, molto prossimo all’immagine della Immacolata venerata in Cattedrale e con l’aggiunta di alcuni simboli della Vergine, e nondimeno un modellino di scultura conservata nel Monastero delle Vergini, che la tradizione orale delle monache benedettine dice prototipo della scultura lignea dell’Immacolata bitontina, ma con maggiore probabilità deve trattarsi di un modello di poco successivo alla nostra scultura, forse opera della bottega dei prolifici Brudaglio, che riprende i colori tipici della iconografia napoletana del tempo: i polsini rossi, il vestito bianco floreale, il manto azzurro svolazzante.
Dunque, verosimilmente erano questi i colori originari della nostra statua oggi bruna nell’incarnato e completamente rivestita d’oro che risplende “bella qual sole”. Notizie a cura di Pasquale Fallacara e tratte dagli scritti del Prof. Nicola Pice