Bar
Mitzvah (per
i ragazzi) o
Bat
mitzvah (per le ragazze) è
un termine che indica il momento in cui un bambino ebreo raggiunge
l’età della maturità (13 anni e un giorno per i maschi, 12 anni e
un giorno per le femmine) e diventa responsabile per se stesso nei
confronti della Halakhah, la legge ebraica.
L’evento
viene celebrato con una festa e segna il passaggio dall’infanzia
all’età adulta.
Ma
come è avvenuto questo ai tempi della Shoah? Come sono diventati
adulti Mary, Essein e tutti i bambini che hanno vissuto gli orrori di
questa ingiustizia?
Le
loro gioventù negate, segnate dall’Olocausto, sono state portate in
scena con “Bar Mitzvah – Diventare uomini al tempo della
Shoah” del Teatro delle Molliche di Corato.
Prima
assoluta martedì al Teatro Traetta per lo spettacolo ideato
da Michele Cuonzo.
Cinque
relle con i costumi di Mariangela Graziano gli unici oggetti
sul palco. Per il resto, in scena solo il dramma dei bambini e delle
loro famiglie in Germania, in Polonia, a Londra.
A
raccontare la loro sofferenza, partendo dagli stralci di diari di
bambini, Michele Cuonzo, Alessandro De Benedittis, Simonetta
Guidotti, Francesco Martinelli e Marilena Piglionica.
“Speriamo
di aver ricordato con il cuore, l’energia, la forza, tutti quelli che
hanno subito queste ingiustizie e soprattutto i bambini” ha
commentato a fine spettacolo il regista Francesco Martinelli.
Un modo
creativo, singolare ma toccante per ricordare il dramma della Shoah,
per far riparlare e rivivere le vittime anche a 70 anni di distanza.