In teoria sarebbero dovute servire per
abbattere le lunghissime liste d’attesa nella Asl di Bari. Nella pratica, però,
le prestazioni aggiuntive avrebbero soltanto prodotto negli ultimi 5 anni
milioni di euro di compensi extra al mese ai medici, personale, appalti e
consulenze, senza che nessuno vigilasse.
E la cifra in ballo sarebbe davvero da
capogiro: 50 milioni di euro.
L’equivalente, dicono gli esperti, di due
ospedali chiusi nel barese.
La relazione, condotta dagli uomini del
ministero dell’Economia da settembre scorso fino a metà gennaio, scoperchia un
altro caso decisamente poco chiaro nella terza Azienda sanitaria locale più
grande dello Stivale.
L’ispezione nasce in seguito a una
interrogazione parlamentare presentata nel 2010 dall’allora senatore leccese
Adriana Poli Bortone, e metterebbe in risalto alcune contestazioni che il
direttore generale della Asl barese, il bitontino Domenico Colasanto, deve
chiarire entro pochissimi giorni. Avviando magari anche azioni disciplinari
verso i dirigenti che avrebbero dovuto vigilare e, chissà perché, non lo hanno
fatto.
La voce più grossa, come riportato dalla “Gazzetta
del Mezzogiorno” nei giorni scorsi, riguarda le cosidette “Lpa”, cioè
quelle prestazioni aggiuntive che il personale medico svolge su richiesta
dell’Azienda e che sono pagate a parte. «E da qui – si legge nella
ispettiva del ministero che ben presto dovrebbe arrivare sulla scrivania della
Corte dei conti – sono emersi ulteriori danni aziendali che dovrebbero
indurre l’azienda ad adottare seri provvedimenti finanziari».
Da Roma, inoltre, hanno messo sotto la
lente di ingrandimento anche gli straordinari, che sarebbero molto al di sopra
di quello effettivamente dovuto, i presunti danni erariali da ritardato
pagamento, e le procedure per l’esternalizzazione del servizio di registrature
delle fatture.
«Spaccato inquietante». Non usa
giri di parole il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, per definire
quest’ultimo terremoto nella Asl barese. «Credo sia arrivato il momento in
cui l’autocritica la facciano anche i soggetti che operano all’interno del
sistema sanitario», sottolinea il governatore pugliese, che però viene
fortemente criticato dalle opposizioni. In modo particolare, infatti, Forza
Italia gli chiede di riferire in Consiglio regionale sull’accaduto «e come
si spendono le tasse con cui continua a tartassare i cittadini».
Colasanto a rapporto. Sul banco degli
imputati sale ovviamente in primis il direttore generale della Asl di Bari
Domenico Colasanto che, dopo aver ricevuto nei giorni scorsi il decreto di
contestazione disciplinare direttamente da Vendola, questa mattina è stato
convocato dall’assessore alla Sanità Donato Pentassuglia per capire lo stato
dei lavori della sua “difesa”.
Ma a questo punto sembra scontato, tuttavia,
che il manager bitontino lascerà l’incarico prima della scadenza naturale del
mandato, fissata per novembre, anche se l’ultima parola spetta alla giunta
regionale.
Nel frattempo, dagli uffici sanitari
baresi sarebbe emersa l’idea di far restituire ai medici tutto ciò che
avrebbero sottratto dalle casse della Asl.