L’arresto. Ieri mattina, la Polizia di Stato ha arrestato tre pregiudicati con gravi precedenti penali e di polizia: Domenico Liso, classe 1990, Damiano Caputo, classe 1998 e Vito Antonio Tarullo, classe 1984, tutti aggravati da precedenti penali di polizia per vari reati, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, dott.ssa Alessandra Piliego, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di porto illegale di armi in luogo pubblico e lesioni personali aggravate, con l’aggravante di aver commesso i reati con l’utilizzo del metodo mafioso, a norma dell’art. 7 Leg.203/91.
Le indagini sono stati svolte in sinergia dai poliziotti della Squadra Mobile di Bari e del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bitonto, coadiuvati dal personale del Reparto Prevenzione Crimine “Puglia Settentrionale”.
I fatti. Il 29 settembre alle ore 9.30 circa Liso, Caputo e Tarullo arrivano sulla SP231 in un’area di parcheggio per raggiungere un giovane 25enne incensurato, cugino di primo grado di un soggetto legato ad un gruppo criminale operante in zona di interesse.
Due dei tre scendono da una Opel Astra nera, risultata intestata alla compagna di uno dei tre, armati ed a volto travisato con fare spavaldo; uno dei due arma la pistola e si avvicina minacciosamente al giovane ragazzo che gli va incontro nel piazzale.
Dopo avergli chiesto a chi fosse parente in maniera retorica, gli sferra un primo e violento pugno. Entrano entrambi, poi, all’interno di un container e lo picchiano fino a provocargli la frattura degli incisivi superiori e lo colpiscono più volte con il calcio della pistola, ferendolo gravemente.
Uno dei due criminali si scopre il volto dal passamontagna, si fa riconoscere dal giovane e gli dice in pieno stile mafioso: “Mi hai riconosciuto? Dì a tuo cugino ciò che gli devi dire”.
Il 25enne si reca al Punto di Primo Intervento di Bitonto dove racconta di aver subito un incidente domestico, con il volto completamente coperto di sangue e diverse ferite e contusioni.
Successivamente alle 13.30 tramite una segnalazione al locale Commissariato si viene a sapere (erroneamente) che in mattinata c’era stata una rapina nella zona in cui c’era stato, in realtà, il pestaggio.
Le indagini. Da quel momento in poi sono state avviate le indagini della Polizia di Stato legate soprattutto al predominio sul territorio da parte dei due gruppi criminali coinvolti e l’eventuale passaggio di alcuni soggetti da una compagine all’altra per il traffico di sostanze stupefacenti.
Dopo aver recuperato le immagini di videosorveglianza del luogo «sono cominciate le indagini, le perquisizioni e i classici interrogatori di persone che, spesso, sono cadute in contraddizione – ha spiegato il Vicequestore Fabrizio Gargiulo in conferenza stampa -. Si sono intensificati i controlli predisposti dal dott. Questore Carmine Esposito che hanno martellato i malviventi, evitando una reazione armata a questo episodio già preceduto, presumibilmente, da una precedente spedizione punitiva a cui questo seguiva come risposta. Le indagini, comunque, non sono terminate: sono solo un punto di inizio, un segno di attenzione maggiore per il territorio».
Le immediate operazioni, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bari, conseguenti all’allarmante episodio, hanno permesso di fare luce sugli accadimenti attribuendo specifiche responsabilità agli autori del gesto. Le investigazioni proseguono al fine di ben delineare il contesto in cui è maturata la decisione della spedizione armata ed evidenziarne i motivi verosimilmente legati al controllo delle attività illecite nel territorio bitontino ove, da anni, si contendono il predominio due presunti gruppi criminali Conte e Cipriani.
Al termine degli atti di rito, i tre sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Bari, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
I precedenti.
Domenico Liso, classe 1990. Detto “U struzz” enfant prodige della criminalità locale, esperto di furti di automobili e motocicli utilizzati per il cosiddetto “cavallo di ritorno”. Dopo un primo arresto risalente all’ottobre del 2010, a giugno dello stesso anno Liso viene riacciuffato per furto pluriaggravato, ricettazione e detenzione di arnesi da scasso.
Nel 2013, allora sorvegliato speciale, avrebbe esploso cinque colpi di pistola – andati a vuoto -, intorno alle 17.30 in via Le Martiri, verso il suocero al termine di una lite legata a questioni famigliari.
Damiano Caputo, classe 1998. Il più giovane del commando, ma già con qualche piccolo reato alle spalle.
Vito Antonio Tarullo, classe 1984. Nel 2015 fu ferito ad una coscia, assieme all’incensurato Vitariello, dell’agguato al Luna Park durante la festa dei Santi Medici, ma era un volto già noto alle Forze dell’Ordine.
Correva, infatti, il 2 marzo 2003 quando venne freddato con due colpi di pistola il 27enne Michele Maggio (legato al presunto clan Simiraro, avverso al clan Conte a cui il Tarullo è legato), davanti ad un pub in piazza Aldo Moro, in pieno centro, sotto gli occhi di sua moglie. Il presunto autore materiale era proprio l’appena 19enne Vito Antonio Tarullo, affiliato al clan che faceva capo a Michele D’Elia – morto in un incidente stradale nel 1992 –: fu arrestato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari.
È il maggio 2012 quando il Tarullo tornava agli onori della cronaca perché, assieme a Giovanni Stellacci, veniva accusato di tentata rapina, tentato omicidio (perché pronto a vendicare il ferimento dell’allora 28enne Vito Di Cataldo, colpito ai polpacci in via Crocifisso), porto illegale d’arma da fuoco e violazione della normativa sulla sorveglianza speciale.