Dopo
l’approvazione a larga maggioranza da parte del Parlamernto europeo è ormai
ufficiale la manovra che porterà ad incrementare di 70.000 tonnellate le
importazioni a dazio zero dalla Tunisia, con una prima tranche di 35.000
tonnellate per il corrente anno e una seconda di analoga entità per il 2017. Ora
ci sono solo formalità legislative e poi inizia un flusso supplementare di
import che può destabilizzare il fragile mercato dell’olio di oliva in Europa
ed in Italia.
«È una scelta politica che abbiamo
sempre decisamente contestato e che trova tutta la nostra più convinta
disapprovazione»,
afferma Gennaro Sicolo, presidente
del Consorzio Nazionale degli
Olivicoltori (CNO). «Ci
sarebbero state tanti altri modi per solidarizzare con il popolo tunisino e per
fornire all’economia del Paese nordafricano un reale sostegno da parte
dell’Unione europea. E’ stata scelta la strada sbagliata che danneggia il
settore olivicolo italiano, già fortemente provato dalla penalizzante riforma
della Pac e – sottolinea Sicolo – reduce
da alcune cattive stagioni sotto il profilo della produzione e del mercato».
«C’è chi dice che il quantitativo di
70.000 tonnellate sia contenuto rispetto al totale delle importazioni europee e
che il mercato abbia la possibilità di assorbirne l’impatto, visto che il
contingente a dazio zero entrerà in due annualità. Contesto questa
ricostruzione assolutoria a priori. Il mercato dell’olio di oliva si regge su
labili equilibri, come sa benissimo chi conosce il funzionamento del settore.
Basta un aumento di qualche punto percentuale della offerta, dichiara il
presidente del CNO, per scatenare un effetto amplificato sui prezzi. Purtroppo,
mi spiace dirlo, ma il bel gesto europeo graverà sulle spalle degli
olivicoltori italiani e, in particolare, su quelli delle Regioni più deboli
economicamente, come il Mezzogiorno, dove si produce oltre il 70% dell’olio
extra vergine di oliva nazionale».
«Le istituzioni europee hanno
mostrato una inaudita pigrizia, scartando altre ipotesi di lavoro che potevano
essere considerate– ha concluso Sicolo –. Si poteva benissimo
evitare di creare difficoltà al settore dell’olio di oliva che non attraversa
certo un momento di tranquillità e di solidità. Siamo stati sacrificati in nome
di scelte strategiche di politica internazionale, senza valutare
preventivamente l’impatto potenziale su un sistema di aziende fragili, su un
mercato già in condizioni di disequilibrio e su un territorio economicamente
svantaggiato».