Ai pazienti cardiopatici furono fatte
inalare dosi letali di protossido di azoto (anestetico) al posto dell’ossigeno
a causa di una inversione dell’innesto delle tubazioni: otto i pazienti a farne
le spese, dell’Unità di terapia intensiva dell’ospedale (Utic) dell’ospedale di
Castellaneta che, al tempo, era stato da poco inaugurato.
Il fatto, accaduto tra il 20 aprile e il 4 maggio del 2007, ha trovato il suo epilogo con la condanna di 11 imputati nel processo svolto nel
tribunale di Taranto (presidente Alessandro de Tomasi, giudici a latere Paola
Incalza e Benedetto Ruberto). A vario titolo venivano contestati i reati di
omicidio colposo plurimo, falso ideologico, frode nelle pubbliche forniture e
violazioni amministrative: si tratta del bitontino Domenico Matera, amministratore unico e responsabile tecnico della Ossitalia Srl, condannato a 6 anni di
reclusione; Giacomo Sebastio,
direttore dell’area gestionale tecnica, responsabile unico del procedimento e
coordinatore per la sicurezza, Vito
Miccoli e Michelangelo Lentini, progettisti
e direttori dei lavori designati dall’Asl, a 4 anni e 6 mesi di reclusione; a 4
anni Giuseppe Fiorino,
amministratore unico della Item Oxigen srl e Dario Nitti, responsabile della sede operativa della Siram spa di
Bari; a 3 anni Primo Stasi, Giuseppe Franza e Matteo Vito Antonicelli, rispettivamente presidente e componenti
della commissione regionale di collaudo; a 2 anni e sei mesi Oreste Messina e a 2 anni Carmine Salerno, tecnici delle aziende
facenti parte dell’Associazione d’imprese Betafin spa e GE Medical System srl.
Assolti invece il primario del reparto,Antonio Scarcia, il direttore
sanitario dell’ospedale di Castellaneta, Cosimo
Turi, e tutti gli altri medici, fra anestesisti e cardiologi, finiti sotto
processo.
Quindici in tutto le sentenze di
assoluzione. Gli imputati condannati dovranno risarcire Asl, Regione Puglia e
l’associazione Cittadinanzattiva onlus,
ma l’azienda sanitaria figura anche come responsabile civile citata per il
risarcimento alla Regione.
Sono numerose le inosservanze riscontrate
dalla commissione tecnica che ha eseguito la perizia. A cominciare dal doppio
errore nei collegamenti (ossigeno-protossido di azoto ed aria
medicale-ossigeno) degli impianti gas medicali. In un vano passacavi fu
rilevata la contemporanea presenza di tubazioni di gas, cavi di rete-dati e
cavi elettrici.
Inoltre, sarebbe risultata inidonea o persino assente la
descrizione dettagliata del progetto. Se ci fosse stata, secondo la commissione
tecnica, si sarebbe potuto evitare l’errore di collegamento causato addirittura
dallo scambio nella identificazione di tubazioni aventi sezioni diverse.