Era il 29 gennaio 2016 quando scrivevamo che il volto del Cristo morto affrescato sotto l’Arco Pinto risultava sfregiato.
Maria, ferita al petto da un pugnale, accoglie fra le sue braccia il figlio deposto dalla croce, accanto un angelo con aureola e la scritta “INRI”. Scena simbolica e struggente. Non tanto, però, da dissuadere chi nel tempo non solo ha sfregiato il volto di Cristo, cancellandone gli occhi, ma anche chi continua ad approfittarsi dell’arte e della bellezza della nostra città.
A nulla sono valsi i tentativi dell’assessore Rino Mangini che ha provato, per vie brevi, a contattare e ad andare sul posto con i rappresentanti della Soprintendenza, affinché si occupassero della tutela dell’affresco.
A nulla pure sono valse le prove della Soprintendenza di occuparsene visti gli scontri burocratici che in Italia sembrano insormontabili, in un sistema ingessato e farraginoso.
I cittadini – a partire dal lodevole amico Lello che ha scattato la foto e segnalato il problema – sembrano comunque ben disposti a metterci del loro per fare il primo passo e dare il proprio contributo: perché non creare un rapporto interistituzionale per una raccolta fondi al fine di tutelare il nostro patrimonio artistico?
Una sorta di fondo pronto per le emergenze e per finanziare anche progetti di giovani artisti che siano, chiaramente, ben motivati.
Non roviniamo la bellezza che abbiamo attorno: se sarà lei a salvarci, va preservata, curata e ampliata.
È una carezza per tutti.