Sono sicuro che, ad un certo punto, si saranno fermate anche le stelle a spasso fra nuvole e silenzi. Tremanti, avranno ascoltato la voce di Cheryl Porter farsi vento per danzare prima nel breve cielo del Teatro Traetta, e poi involarsi su su verso quella volta blu cobalto. Sì, ha ragione lei, la meravigliosa, dirompente, catturante, sconvolgente cantante: la musica non è solo un mero insieme di note, ma tutto: gioia e dolore, felicità e rabbia, sorriso e lacrime. Insomma, la tempesta che cotidie batte il veliero del cuore dell’uomo. Che cercherà la luce dell’amore verso Dio e gli altri uomini, fondamento incrollabile per un’autentica pace nel mondo. Già, perché Cheryl – la voce più straordinaria e incantevole che abbia mai sentito su quell’impianto e per questo non smetterò mai di ringraziare Umberto Giarletti, Ciccio Marrone e tutta la famiglia Besound, fautori dell’evento – ha messo il cuore in ogni song, manco ci fosse dentro la sua anima quella di Mahalia Jackson. Uno spettacolo assoluto. Una meraviglia senza eguali. Pezzi come preghiere – fra gli altri, una travolgente “Imagine”, una toccante “Natural Woman” con la piccola Tracy Menga, una trascinante “Amen”, una grandissima “Oh happy day” e una emozionante “I Believe i can fly” in duetto con Giarletti -, che nascono da una energia tellurica che si sprigiona da dentro per divenire forza celeste. Davvero. Lei, erede di una tradizione dolente e immensa, con le mani raccoglieva questa grazia amorosa e, come un’offerta sacra, la sollevava in alto, con veemente soavità. Il pubblico, preso da questo indomabile incantesimo, applaudiva con sincero trasporto e ritmo ora lieto, ora pensoso. Il coro dei SuPorters – gli eccelsi Umberto Giarletti, il veterinario che ha chiuso lo studio per seguire il sentiero del sogno nomato “BeSound”, Federica Maggellino, Gaia Buttiglione, Raphael Camardella, Ron Iacovelli e Vito Tommaso – era più che all’altezza dello splendore con la sua capacità polifonica e pur univoca. Seguivano con artistica abilità le scorribande nel repertorio anche jazz, R&B e soul Michele Errico alla chitarra, Michele Acquafredda alla batteria, Aquilino De Luca al piano e Paolo Romano al basso. Poi, quando anche l’ultima, vibrante nota s’è spenta fra poltrone e palchi, pare che persino un veglio con la barba di zucchero, spostando un poco la cortina del firmamento, abbia crollato appena il capo, come per ringraziare commosso…
Bitonto, allora, ringrazierà per tanto tempo Umberto Giarletti e la Besound, che ha sostenuto economicamente tutta l’iniziativa. Ma un abbraccio enorme va a tutta la squadra che ha lavorato per regalarci una domenica diversa e che resterà scolpita per tanto tempo.