La solidarietà a pranzo o a cena? Anche nelle singole famiglie.
È l’idea lanciata dall’Ambito territoriale Bitonto-Palo del Colle per combattere, ancora più da vicino, il dramma di chi non riesce a mettere o permettersi un pasto giornaliero.
Tutto nasce, in realtà, qualche giorno fa, quando i due Comuni decidono di rispondere a un apposito Avviso Pubblico regionale, ““Progetti per il rafforzamento delle Reti Locali per il contrasto agli sprechi alimentari e farmaceutici e il recupero delle eccedenze”, che mira a una vera e propria educazione alimentare, in primis attraverso la riduzione al minimo gli sprechi in tal senso.
E, nel frattempo che dagli uffici del tacco d’Italia diano il disco verde o meno a quanto messo nero su bianco da Bitonto e Palo del Colle (50mila euro richiesti, il massimo, per un qualcosa che si chiama “Bitonto social foody”, l’Ambito sociale si è messo al lavoro.
Partorendo “Aggiungi un posto al tavolo”. Cosa è? “La sperimentazione – si legge nelle carte – dell’affido alimentare, nell’ambito del quale manifestare tutta la generatività di una comunità solidale, attraverso l’attivazione di una serie di famiglie che prendono in affido singoli e famiglie appartenenti alla rete di comunità di ciascuno, garantendo all’affidato un pasto al giorno, da consumare preferibilmente insieme alla famiglia affidataria”. Altrimenti detto saranno le famiglie, quelle che risponderanno agli appositi bandi che sono in fase di pubblicazione, ad abbracciare la solidarietà, e quindi a garantire ai singoli e non, il pasto. A pranzo e/o a cena.
Si tratta di un’altra concreta misura per combattere il problema del dramma alimentare, e quindi della povertà ed esclusione sociale, che il Comune sta portando avanti da anni per 22mila persone anche grazie al sostegno fondamentale della fondazione Santi Medici, del Banco Opere carità e del consorzio “Social Lab”. Un numero che deve far davvero riflettere.
Spulciando il progetto presentato dall’Ambito di Piano, leggiamo che ha durata di 18 mesi e intende affrontare la questione dello spreco alimentare a 360 gradi. Campagne di comunicazione e sensibilizzazione; sostegno, anche finanziario, a progetti territoriali per accrescere l’efficacia delle iniziative di redistribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici eccedenti; realizzazione di strumenti omogenei di rilevazione ed elaborazione dei dati sui prodotti alimentari e farmaceutici eccedenti che vengono raccolti e redistribuiti; realizzazione di studi di fattibilità e di sperimentazioni locali per l’introduzione di meccanismi premiali a favore degli operatori economici che donano le proprie eccedenze, anziché destinarle a rifiuto.