A quasi tre anni dal sequestro, la Corte di Appello di Bari, sezione misure di prevenzione, ha restituito tutti i beni che, nel marzo del 2018, furono sequestrati all’imprenditore 64enne bitontino Francesco. Beni immobili, tra cui una discoteca, un ristorante, una sala biliardo e bowling, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro.
I sigilli furono posti sulla base di una misura patrimoniale di sequestro anticipato di beni, ai sensi della normativa antimafia, emesso dal Tribunale barese, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico dell’imprenditore concittadino che fu indagato e accusato, in passato, per reati contro il patrimonio e la persona ( https://bit.ly/3plLIe2 ). Il sospetto degli inquirenti era che l’imprenditore avesse riciclato proventi derivanti da attività illecite.
Accuse infondate, secondo la Corte di Appello di Bari, che ha disposto il dissequestro. Lo ribadisce anche l’avvocato difensore di Mena, Angela Noviello, sottolineando che «dopo uno stop forzato di quasi tre anni alle attività economiche ed imprenditoriali di Mena, con inevitabili danni e perdite ricevute, è stata acclarata, con doppio grado di giudizio, la assoluta infondatezza del sequestro milionario disposto nei suoi confronti».
I giudici, dunque, come spiega il legale, hanno disposto la completa ed integrale restituzione di tutti i beni sottoposti a sequestro, sul ritenuto presupposto dell’assenza di pericolosità di Mena.