Nel suo più celebre libro, “La banalità del male”, Hannah Arendt paragonava la diffusione della malvagità a quella dei funghi. Diversamente dal bene, che va in profondità ed è radicale, il male resta in superficie e si espande più liberamente. Tra i tanti che si sono lasciati sfiorare dal male, senza opporre resistenza, anche l’attrice Lída Baarová, al secolo Ludmila Babková.
Ai più questo nome e cognome non significherà nulla, perché non sono in molti a sapere che questa donna è stata, tra i tanti uomini avuti, anche l’amante di Paul Joseph Goebbels, il portavoce di Adolf Hitler e uno dei gerarchi più crudeli del Terzo Reich.
Esperienza, questa, che le ha segnato per sempre l’esistenza.
Nata nell’attuale Repubblica Ceca nel 1914, dopo gli studi di recitazione e l’esordio sul set a soli 17 anni, nel 1927 si innamora dell’attore tedesco Gustav Fröhlich, con cui ha recitato in diversi film. Hollywood ha messo gli occhi su di lei, ma non abbastanza da strapparla alla vita berlinese e all’elegante casa in cui viveva con il compagno.
Lìda era giovane, bellissima, con una chioma corvina e occhi penetranti. Tutti aspetti che hanno messo in secondo piano il non incarnare l’ideale ariano di bellezza. Soprattutto agli occhi di Goebbels.
Nel 1936, durante la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi berlinesi, Hitler fa il suo ingresso trionfale come un imperatore romano. Al suo fianco, ovviamente, proprio Goebbels, ministro della Propaganda con un dottorato in letteratura, che gestiva ogni aspetto della vita culturale tedesca. E che, proprio durante le celebrazioni olimpiche ha conosciuto la donna e se ne innamorò, scatenando uno scandalo che quasi gli è costata la carriera. Anche perché, nel 1936, il gerarca era già sposato e padre. Ma la corte è stata spietata.
I loro incontri sono diventati sempre più frequenti (andranno avanti per due anni), e non solo sullo yacht privato del ministro, perché Lìda è stata invitata persino a un congresso nazista, a Norimberga, con tanto di segno di devozione rivoltole dal palco.
“La sua voce sembrava entrarmi dentro”, ha scritto proprio Goebbels nella sua autobiografia, aggiungendo anche che “sentivo come un solletico sulla schiena, quasi le sue parole stessero cercando di scuotere tutto il mio corpo”.
Lei, invece, la pensava diversamente: non era innamorata – stando almeno a ciò che ha raccontato – ma che aveva paura di lui nel caso l’avesse respinto. Aggiungendo, però, che si era sempre comportato in modo galante, mostrando grande gentilezza nei suoi confronti. E anche: “Non c’è dubbio che Goebbels fosse una persona interessante, un uomo affascinante e intelligente e un grande affabulatore. Potevi star certo che con i suoi aneddoti e i suoi scherzi avrebbe ravvivato qualsiasi festa”.
Questo rapporto clandestino non è sfuggito al Fuhrer, che in realtà è stato il primo a notarla, ma spinto dalla moglie di Goebbels, ha deciso di passare ai fatti. Costringendo la sua spalla destra a troncare la relazione.
Nel 1938, allora, la donna è costretta a lasciare la Germania in quanto “persona non gradita” e si rifugia prima nel suo paese natale e poi in Italia, dove negli anni ’40 ha conosciuto un discreto successo come attrice.
Dopo la seconda guerra mondiale, è accusata di tradimento e di collaborazionismo con l’ormai defunto regime nazista, è arrestata rischiando la condanna a morte. È salvata grazie all’aiuto di un uomo innamorato di lei, nonché parente di un noto politico, con il quale si è sposata nel 1949.
La storia, però, contrassegnata da fughe in Austria e Argentina, è naufragata quasi subito, e Lìda, assai bisognosa di soldi, si è rituffata nel cinema, apparendo anche ne “I vitelloni” di Federico Fellini. Correva l’anno 1953.
La sua vita, però, a parte qualche momento di luce, è rimasta sempre difficile e complicata anche nei decenni successivi.
Muore nel 2000, a Salisburgo, vinta dal morbo di Parkinson.