In primis un gesuita.
Ma anche un comunista. E persino un agente segreto.
Bastano queste righe per capire cosa sia stata la vita di Alighiero Tondi, per anni taciuta, nascosta, riposta in chissà qualche cassetto del Vaticano e non solo, ma che – ed è giusto così – dopo anni qualcun ha pensato bene di portare a galla.
Chi? Matteo Manfredini, giornalista emiliano, classe 1952, che all’inizio dell’anno ha pubblicato con “Rubbettino” “Il gesuita comunista”, la biografia (coraggiosa) di Tondi. Il quale, scrive, “sta in bilico tra due mondi. Da una parte c’è l’aspetto privato, un’esistenza romanzesca, senza certezze, costellata da crisi psicologiche e da decisioni impulsive, dall’altra il suo coinvolgimento pubblico tra ideologie opposte e contraddittorie in lotta tra loro e che alimentano una storia enigmatica”.
Comprenderla non è affatto semplice, però. Perché è legata al clima storico-politico di quei tempi. L’Italia degli anni ’50. In piena guerra fredda e lo scontro tra la Democrazia cristiana e il Partito comunista era ai massimi livelli. Don Camillo e Peppone erano il volto popolare e simpatico di una battaglia che si svolgeva (anche) come una spy story, senza esclusione di colpi. Come dimostra proprio l’attività di informatore che Tondi ha condotto per conto dei comunisti prima del suo ingresso ufficiale nel partito, avvenuto nel 1952. Un periodo in cui, incoraggiato dai vertici “rossi”, Palmiro Togliatti in testa, il gesuita passava al Pci documenti top secret sulle attività antisovietiche del Vaticano.
Emblema di tutto questo è proprio il 1952, quando, in piena campagna per le elezioni comunali a Roma, Alighiero Tondi ha abbandonato la Compagnia di Gesù per aderire al Partito comunista italiano, annunciando di voler rivelare presunti segreti del Vaticano. Ed è da quel momento che è iniziata la sua vicenda quasi incredibile e, fino a febbraio, praticamente sconosciuta.
Nato a Roma nel 1908, ha iniziato a insegnare alla Università gregoriana nel 1944. Nel tempo libero dipingeva e gli piaceva la politica. Nei primi anni ’50 ha partecipato alla tessitura di un’alleanza tra la Dc e le destre per impedire la vittoria dei comunisti nelle elezioni amministrative del Comune di Roma. E lo ha fatto incontrando in segreto fascisti e monarchici ma in extremis bloccata da Pio XII. Anche per questo, dunque, la conversione al Comunismo e il matrimonio con Carmen Zanti, un’attivista comunista, ha riempito pagine di giornali in Italia e all’estero e ha preoccupato tutte le sponde del Tevere. Anche perché Tondi ha sempre fatto capire di essere in possesso di documenti scottanti e di essere pronto a usarli. Ma – stranamente? – non è mai accaduto.
Finita la fase più acuta della guerra fredda, Tondi è misteriosamente (?) scomparso anche perché mandato dal Partito comunista a insegnare nella Germania dell’Est, dove ha iniziato un lento cammino di ripensamento culminato, nel 1965, con la richiesta di perdono alle autorità ecclesiastiche. In questo modo, ha ottenuto da papa Montini la sanatio in radice del suo matrimonio e, nel 1980, rimasto vedovo, è stato reintegrato nel clero di Reggio Emilia.