Questa è una storia che inizia non proprio ieri.
Siamo addirittura a fine del 1800. Nel 1895, per essere precisi. Siamo a San Martino d’Albaro, un quartiere di Genova. Qui nasce la protagonista di questa domenica: Eugenia Castagnola, destinata a diventare una celebre ballerina e attrice teatrale cambiandosi il nome di battesimo in Liliana. Dei suoi primi anni di vita si sa molto poco, se non che a 15 anni è già una famosa chanteuse e ballerina con spettacoli in numerosi teatri europei. È protagonista delle cronache mondane ed è fotografata con regnanti, ministri e industriali, ma fuori dalle “passerelle”, però, sperpera il patrimonio di un nobile veneto, interdetto persino dai familiari.
Non va meglio quando frequenta un facoltoso industriale milanese. Ci convive per qualche mese, ma quando gli annuncia di volerlo lasciare lui perde la testa e le spara due colpi di pistola al volto. Credendo di averla uccisa, si suicida subito dopo ma in realtà Liliana ha “solo” riportato ferite al volto. Che però – uno dei due proiettili – l’accompagneranno per tutta la vita.
Eugenia, fino al 1929, insomma, è su tutti i giornali per le sue avventure, da situare in mezzo tra cronaca rosa e nera, è una delle “femme fatale” più in voga in quegli anni, prosegue la carriera d’avanspettacolo e teatro.
La “svolta” arriva a dicembre di quell’anno. C’è l’incontro (forse davvero l’amore) che le sconvolge l’esistenza: quello con Antonio De Curtis, in arte Totò. Inizia una nuova esistenza.
Il feeling è reciproco perché anche l’attore napoletano rimane folgorato da quella donna bellissima e sensuale.
Gli incontri si susseguono, e inizia una vera e propria relazione. Lei 34enne, lui tre anni più giovane. Qualcosa, però, ben presto, comincia a scricchiolare: lei vorrebbe regolarizzare il rapporto, diventa gelosa e possessiva, mentre per Totò, in quella fase della vita, non è prevista nessuna convivenza, nessun matrimonio e così l’asfissiante insistenza della donna finisce per infastidirlo. La storia, allora, procede per altri due-tre mesi ma con moltissime ombre e pochissime luci.
Tutto precipita il 3 marzo 1930. Lui, deciso più che mai, decide che è arrivato il momento di dirsi addio. Lei cade nel dramma e quella notte si veste con l’abito più elegante, si trucca come dovesse andare in scena, scrive all’amante un lungo messaggio, scioglie un intero tubetto di sonniferi in un bicchiere d’acqua che beve, si sdraia a letto e si lascia morire. Non ha neanche compiuto 35 anni.
L’attore – ed è stato lui a dirlo – porterà sempre con sè il rimorso per la morte di Liliana tanto è vero che, tra le tante cose, ha voluto che riposasse nella cappella della famiglia De Curtis, al cimitero del pianto di Poggioreale a Napoli, dove lo stesso Totò sarà sepolto 37 anni dopo nel loculo sotto quello di Liliana.