Francesco Stellacci è “cittadino di Bitonto nel mondo”. L’Accademia Vitale Giordano ha reso omaggio al professore ordinario del Politecnico Federale di Losanna (Svizzera), consegnandogli il riconoscimento istituito l’anno scorso per rendere omaggio ai tanti concittadini che vivono fuori dall’Italia e che si sono distinti per meriti scientifici, acclarati sul piano internazionale.
Francesco Stellacci, oltre ad essere titolare della suddetta cattedra nel politecnico svizzero, è anche responsabile scientifico, nello stesso istituto, del Supramolecular Nano-Materials and Interfaces Laboratory.
Il premio è stato consegnato ieri, durante l’evento “Bitonto oltre i confini, scienza, ricerca e innovazione”, tenutosi nel Teatro Traetta. A consegnarglielo, Silvio Vacca, presidente dell’associazione culturale Accademia “Vitale Giordano”, Leonardo Degennaro, docente dell’Università degli Studi di Bari e coordinatore del comitato scientifico dell’Accademia, e il sindaco Michele Abbaticchio che, ricordando quando, alle elementari, frequentava la scuola insieme a Stellacci, con il maestro Marco Vacca come docente, ha sottolineato: «I suoi successi sono non solo motivo d’orgoglio per questa città, ma una vittoria e un valore aggiunto per i tanti ragazzi che spesso si trovano di fronte a difficoltà. Il suo esempio funga da motivazione per affrontare e superare queste difficoltà».
«Fare scienza è bello. Si può entrare in laboratorio e divertirsi. Una delle mie più grandi fortune è stata quella di viaggiare. Mi ha aperto nuovi orizzonti e mi ha permesso di seguire quel consiglio che mi era stato dato, secondo cui sarei dovuto andare laddove il limite è il cielo, non il posto in cui mi trovo» ha spiegato infine Francesco Stellacci, rispondendo alle domande del giornalista e direttore del “da Bitonto” Mario Sicolo, sul rapporto con la propria terra natìa: «Riuscire a portare in te quel che il tuo luogo di origine ti ha dato è una risorsa. Bitonto mi ha dato tanto, ma è molto importante anche essere aperti all’altro e non sentirsi mai migliori. Ascoltando gli altri si impara sempre qualcosa in più rispetto a quel che si sa. Non ho mai trovato nessuno da cui non c’era nulla da apprendere. La ricerca, inoltre, funziona solo se sei in grado di lavorare in squadra».
Non molto positivo è il suo giudizio sul sistema universitario italiano, colpevole di non sentirsi in competizione con altri sistemi e, dunque, senza stimoli per migliorare.
«Seguite le vostre passioni e prima o poi la strada la troverete» è il consiglio finale del ricercatore ai ragazzi.