Sono in corso, a Bologna, le riprese di “Da Teletorre19 è tutto!”, l’opera di Vito Palmieri che, a metà strada tra film e documentario, racconterà dell’unico caso italiano di televisione condominiale, Teletorre 19, appunto, così chiamata perché prende il nome dell’immobile in cui trasmette, la Torre 19 di via Casini, al civico 4. Trasmette dal 2001, a circuito chiuso, programmi realizzati dai condomini per gli altri condomini. All’interno del complesso di edifici, chiamato “Virgolone”, ci sono 72 famiglie, che si autogestiscono: dalle attività amministrative, alla manutenzione del verde, alle attività ricreative e culturali.
Il regista concittadino, pluripremiato in festival internazionali e docente universitario, sarà dunque autore di un nuovo racconto che vuol trattare temi sociali di grande importanza. A sostenerlo, con ben 18mila euro, Cineperiferie, iniziativa ministeriale alla sua prima edizione e con l’obiettivo di sostenere progetti culturali che contribuiscano alla conoscenza dei paesaggi periferici in Italia per valorizzarne le culture. Già a giugno ne parlammo, annunciando il progetto del regista che, ricordiamo, è reduce dal successo del suo corto “I mondiali in piazza”, girato a Bitonto e premiato a Venezia.
Il film di Palmieri, dunque, mostrerà l’attività di questa televisione, del suo caso più unico che raro, e del suo ruolo nel mantenere aggregata la comunità di una zona della città di Bologna considerata difficile. L’opera, infine, si interrogherà anche sulla necessità di un cambio di testimone generazionale per continuare ad animare la televisione, come rivela lo stesso Palmieri in un’intervista rilasciata al sito www.pilastrobologna.it: «Siamo un po’ a cavallo fra il documentario e la fiction. La nostra intenzione era quella di cogliere un po’ il passaggio generazionale e di consegna fra lui (Gabriele Grandi, protagonista e ideatore, nel 2001, di Teletorre 19, ndr) e Leonardo Ciccolella che da un po’ di tempo lo aiuta nella conduzione e programmazione della TV. Attraverso questo racconto si ricapitoleranno un po’ le fasi di avvio di Teletorre che risalgono a 17 anni fa».
Palmieri aggiunge di aver scelto la storia di Teletorre 19 perché «è da sempre un condominio autogestito. Le pulizie, il giardinaggio, la piccola palestra di fitness anche essa realizzata come acquisto collettivo di tutti i residenti, sono tutte forme di attività autogestite. Ciò crea certamente una coesione, una collaborazione fra gli abitanti che non sempre si incontra in grossi complessi abitativi come quello che ho visto qui. Sono tutte realtà molto belle che ho scoperto man mano effettuando i sopralluoghi preparatori. Sempre con grande sorpresa».
«Ci dispiace solo che essendo un cortometraggio non ci consentirà di soffermarci maggiormente sulle realtà che qui abbiamo scoperto e che ogni giorno presentano spunti nuovi. Di solito nel cinema le periferie vengono presentate sempre come luoghi “difficili”, ambienti violenti e degradati che la città tende ad espellere – conclude il regista – Noi ci siamo documentati prima di girare; ci siamo resi conto che questa era stata concepita come una zona del tutto isolata dalla città: era naturale che inizialmente ci fosse del disagio, ma questo ha anche aiutato la nascita di un grande senso di comunità. Il Pilastro poi ha saputo risollevarsi e oggi è un posto bello, popolare e molto solidale».
Il film sarà pronto a fine ottobre.