La periferia al centro del palco. La rassegna “Rigenera SmART City – Festival delle Periferie”, giunta alla sua quarta edizione, ha avuto come obiettivo quello di centralizzare la periferia, la marginalità, la zona d’ombra per riportarla in auge e far venir fuori tutto il positivo che esiste in essa. Palo del Colle si è trasformato per pochi giorni nel centro del mondo musicale, artistico e culturale per dare un riscatto ed una nuova prospettiva alle periferie.
La musica è servita da collante sociale ed è stata il filo conduttore delle serate del Festival.
Nella serata di venerdì 7 settembre sul palco del Festival sono andati in scena i concerti di Motta e Cosmo, contraddistinti da due generi diversissimi ma legati da un unico comun denominatore: l’esser giovani. Motta porta sul palco il suo “Vivere o Morire tour”, la sua ultima fatica discografica: il suo rock è istintivo, spontaneo e porta nell’aria un rinnovato ottimismo, che mancava nel suo precedente album.
Poi è stata la volta di Cosmo, che ha fatto ballare ininterrottamente il pubblico con il suo nuovo album “Cosmotronic”. L’artista piemontese ha cantato i suoi brani più celebri, “Sei la mia città”, “Le voci”, “Le cose più rare” tra gli altri, nel suo perfetto stile elettronico che ha stupito i fan accompagnato dalle luci psichedeliche. “L’ultima festa” ha chiuso il live.
Nella serata di sabato 8 settembre sul palco del Festival si è esibito Alessandro Mannarino con il suo evento tra “Musica e parole”. È andato in scena un “Talk&Play” tra il cantante romano ed il presentatore Carlo Massarini, durante il quale l’artista ha raccontato, con spontaneità e naturalezza, i suoi quattro album e la sua vita. Il racconto della sua vita ha toccato diversi punti: il cantante ha esposto a cuore aperto il suo rapporto con Roma e la periferia di San Basilio nella quale è cresciuto, ha esaltato la figura di suo nonno, il quale ha riposto fiducia incondizionata nel suo talento, ha fatto conoscere a tutti l’amore assoluto per la musica, le difficoltà affrontate per arrivare in fondo, la decisione di crederci e la fortuna, poi, di riuscirci. Mannarino si è raccontato senza maschere, ha fatto viaggiare gli spettatori dentro il suo Io e li ha guidati attraverso i suoi pensieri più intimi.
Un Mannarino che nel pomeriggio di sabato ha pubblicato sul suo profilo social un post: «Stasera sarò al Rigenera Laboratorio Urbano, un festival creato da ragazzi per portare bellezza e contenuti nelle periferie. Ritornare a casa è riconoscere e sentire qual è il tuo posto nel mondo e stasera io non vorrei essere da nessun’altra parte».
L’artista romano si è raccontato negli intervalli talk della serata in cui ha attraversato la storia dei suoi quattro splendidi album, partendo dal primissimo “Bar della rabbia”, in cui è rappresentato un ambiente popolare, caratterizzato da pagliacci tragicomici, prostitute, vecchi ubriaconi, barboni e zingari a cui egli stesso attua una sorta di analisi, rappresentando stati d’animo, pensieri e sentimenti degli stessi; passando per “Supersantos” e “Al monte”, fino ad arrivare alla sua ultima creazione “Apriti cielo”, un disco di “fuga”, di gente che non sente di appartenere alle sue bandiere e alle sue preghiere.
Uno spettacolo che è andato oltre il solito concerto, nel quale Mannarino ha emozionato la folla con dodici brani in versione acustica e, al contempo, si è messo a nudo raccontando di sé.
A seguire, sul palco di “Rigenera” si sono esibiti i Selton, un complesso brasiliano che ha divertito ballare il pubblico presente con i successi del loro nuovo album “Manifesto tropicale”, un mix di influenze, lingue e culture e suoni.
L’ultima serata, il 9 settembre, è andata in scena l’ultima serata del Festival, che ha visto sul palco alternarsi i Ministri, Clementino e Lemandorle.
I primi hanno intrattenuto la platea con il loro alternative rock presentando il loro nuovo album “Fidatevi”. «Fidarsi è la cosa più stupida che oggi si possa fare. Eppure, guardandoci intorno, ci rendiamo conto che tutto quello che veramente conta nelle nostre vite è basato sulla fiducia. Per cui fidatevi: ne vale la pena» è il monito della band milanese, da 15 anni sulla cresta dell’onda della musica italiana, che ha lasciato in visibilio il pubblico con la loro esibizione.
Sul palco di seguito Lemandorle, gruppo che mescola musica da club, cantautorato e pop, che hanno realizzato i loro brani più celebri.
Poi è stata la volta di Clementino, testimonial per eccellenza della periferia: «Io vengo dalla periferia di Napoli e so cosa vuol dire nascere e crescere in periferia. Quando poi ti sposti nei grossi centri a lavorare, porti con te il tuo bagaglio di esperienze che hai vissuto nella periferia».
Il rapper napoletano ha coinvolto il pubblico con il suo rap, ha fatto cantare e ballare tutti con i suoi pezzi più famosi e si è lanciato tra la folla, facendosi trasportare dalle braccia alzate in un perfetto stage diving.