Il Comune di Bitonto? La scarsa movimentazione dei residui passivi, l’altrettanto scarsa lotta all’evasione, l’inefficiente attività di gestione e programmazione delle spese, la presenza di debiti fuori bilancio di importo rilevante, e (purtroppo) altro ancora, rappresentano violazione di norme finalizzate per garantire la regolarità della gestione e tutti gli equilibri economico-finanziari dell’Ente.
Deve darsi da fare, dunque, per superare le criticità.
La bacchettata è arrivata dalla Corte dei conti pugliese che, analizzando il bilancio di gestione 2015 di Palazzo Gentile, non ha evitato di esprimere più di qualche perplessità e preoccupazione. E lo ha fatto con un’apposita sentenza del 16 maggio ma depositata due settimane dopo. Ma ancora una volta, emerge in modo chiaro come l’affaire Cerin e la nebulosa situazione delle partecipate rappresentino una pesante palla al piede.
Chiamato a rapporto. Tutto ha inizio a novembre, allorché la sezione regionale della Corte dei conti, analizzato il Rendiconto di gestione di tre anni fa, ha chiesto al sindaco Michele Abbaticchio e al Collegio dei revisori dei conti ulteriori dati e informazioni. Da Palazzo Gentile hanno risposto a dicembre e a febbraio, ma non è basta, perché alcune criticità non sono state diradate. Queste: “esigua riscossione titolo 1 delle entrate, scarsa lotta all’evasione tributaria, violazione di alcuni parametri di deficitarietà, vincoli di cassa, debiti fuori bilancio da riconoscere e irregolarità nelle procedure di riconoscimento, problematiche relative agli organismi partecipati”.
Per tutti questi motivi, il Comune è stato convocato il 16 maggio per un’adunanza pubblica.
Punto primo: Residui attivi e lotta all’evasione. Bassissime.
L’Ente – hanno fotografato i giudici contabili – presenta difficoltà nella riscossione nelle entrate tributarie derivanti dagli esercizi pregressi, inclusi gli accertamenti da recupero evasione tributaria. Ci sono anche i numeri: nell’anno 2015 sono stati riscossi soltanto 4milioni di euro su un totale di oltre 24milioni.
E anche “l’attività di contrasto dell’evasione tributaria risulta marginale”, si legge nella sentenza. Da corso Vittorio Emanuele si sono difesi sottolineando tutta la vicenda Cerin, con il vecchio concessionario che non ha ancora trasmesso la Banca dati, e con tutta la vicenda giudiziaria in itinere e in svolgimento. Ma non è bastato, perché il Collegio “prende atto di quanto riferito, ma osserva che l’affidamento del Servizio di riscossione dei tributi a una società concessionaria non esonera il Comune dalla conservazione e dal costante aggiornamento e dal periodico aggiornamento dei dati relativi alle posizioni dei contribuenti”.
Altre difficoltà: gestione delle spese, vincoli di cassa e debiti fuori bilancio
Il Comune, però, bilancio 2015 alla mano (approvato persino in ritardo rispetto ai tempi prestabiliti), presenta altre difficoltà. Nella realizzazione dei programmi di spesa, con riguardo a quelle di investimento. Che hanno rappresentato soltanto il 14 per cento del totale delle spese complessive.
La Corte dei conti ha lanciato l’allerta anche sull’eccessiva quantità di debiti fuori bilancio – nell’anno in questione oltre 1milione e mezzo di euro, di cui il 90 per cento derivante da sentenze su espropri di lotti nella zona Pip – talmente tanti che ha comportato il superamento di alcuni parametri di deficitarietà. E, come se non bastasse, i giudici contabili alcune irregolarità nella “procedura di riconoscimento” dei debiti stessi, “perché molti si riferiscono a sentenze notificate in anni precedenti che hanno già generato impegni sui relativi bilanci”.
Società partecipate. L’analisi del collegio regionale non ha risparmiato neanche l’aspetto delle Società partecipate. Dove, in modo particolare, è emerso un ritardo nella “conciliazione debito/credito con gli organismi partecipati, in quanto il completo allineamento è avvenuto nell’esercizio 2016”, e si è analizzata anche lo complicato stato di salute della Società ambientale Nord barese e dell’intera gestione del Servizio rifiuti, che da Palazzo di città continuano a dare in proroga all’Azienda servizi vari, nonostante il preciso quadro normativo. E sulla Sanb la Corte dei conti ha ribadito le proprie perplessità su una eventuale ricapitalizzazione, e che il suo Piano industriale risulta non privo di criticità.