Si inaugura il prossimo 4 luglio la seconda edizione di “Ignoti alla città. La periferia di fa racconto”, rassegna dedicata al cinema documentario italiano realizzata con il sostegno del MiBACT e di SIAE, nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura”.
Ieri c’è stata, la conferenza stampa di presentazione a Villa Sylos, la “Contessa”, dove dal 4 al 7 luglio si terrà anche la manifestazione che, quest’anno, promette di essere più ricca, a detta dei direttori artistici Gianluca Sciannameo e Donatella Sparapano, e degli organizzatori di Cooperativa Camera a Sud e di Cooperativa Ulixes.
L’idea di fondo della manifestazione, patrocinata dal comune di Bitonto, è di far conoscere il documentario italiano e tramite questo, ma anche attraverso fotografia e arte, raccontare la periferia,con gli occhi di giovani artisti, tutti under 35. In calendario molti appuntamenti, in cui sarà proiettato anche “Looking for Odisseo – journey to the invisible frontier”, un documentario di e con Luca Capponi, realizzato sull’Acquarius, la nave piena di migranti al centro delle cronache dei giorni scorsi. Grazie inoltre alle collaborazioni importanti con la Scuola cinematografica Zelig e il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, saranno proiettati alcuni lavori di studenti.
«La nostra idea è stata quella di raccontare una zona raccontata come pericolosa, come la 167, ma uscire da una narrazione della periferia del sud come religione e criminalità, allontanarci da visioni stereotipate sul Sud e, in particolare, su un quartiere degradato del mezzogiorno» ha spiegato Pierluca Ditano, giovane regista che da un mese lavora nel quartiere 167 di Bitonto per la realizzazione di un Museo Visuale di quartiere insieme al fotografo Luca Vianello, al designer Giuseppe Frisino, alla regista Michela Tomasi e allo scrittore Marco Montanaro.
“Fusciatinn what?” (titolo tratto da una scritta trovata sui muri di una scuola della zona, come chiariscono gli organizzatori) è il titolo dell’installazione visiva che sarà realizzata e che vuole far riflettere sull’istinto alla fuga di cui spesso si caricano questi luoghi.
«Il museo visuale si compone da lavori intrecciati, pensati e realizzati insieme come un unico lavoro collettivo non delle produzioni singole; un lavoro che si nutre dell’energia trasmessa dagli abitanti del quartiere, dal confronto e dai momenti condivisi» spiega il fotografo Luca Vianello.
«Questa iniziativa è un’opportunità per arricchire il territorio di un patrimonio culturale restituendoci una narrazione nuova, in grado di raccontare e farci riappropriare di determinati luoghi della città» continua Nicola Mercurio, della Cooperativa Ulixes.
Presente alla conferenza anche Nicola Parisi, ideatore e redattore del programma Bitonto 2020 e parte dello staff artistico, che invita i ragazzi a trovare modo per portare gente a vivere questa iniziativa: «Non è facile portare gente a dedicare tempo alla condivisione in una società molto individualista come quella odierna. Svolgere in attività è straordinario, condividerla con tanti e fare comunità è complicato, ma meraviglioso».
Dello stesso parere anche Rosa Calò, assessore alle Politiche Ambientali, Mobilità Sostenibile, Sviluppo Rurale, Personale, Beni Culturali del Comune di Bitonto, che loda la kermesse perché condivide la visione policentrica di base: «Non esiste un solo centro cittadino, ma anche una periferia può diventare a sua volta centro».