“Vi faccio quest’augurio. Che anche voi, scrutando i segni, possiate dire così: Resta poco della notte, perché il sole sta già inondando l’orizzonte”. Così, don Tonino Bello, il poeta di Dio, affidava alla profonda semplicità delle sue parole il sempre vivido messaggio di speranza in un futuro luminoso. Due sere fa, la luce diafana di tale auspicio ha fatto capolino a Palombaio, durante la manifestazione di chiusura dell’anno scolastico, in un cortile ammantato dall’emozione suscitata dalle prove degli alunni di Primaria e Infanzia. Scuola di periferia è la “Don Tonino Bello”, adagiata com’è sui suoi sette plessi frammisti alle sparute case delle cosiddette “Frazioni” bitontine, due respiri prima della Murgia. Si è sentita echeggiare una sola voce, danzare un solo corpo, risuonare l’unica nota, e tutto raddensarsi nell’amorevole dedizione di alunni, dirigenti, genitori, insegnanti dell’unica scuola, di Palombaio e di Mariotto, rappresa nell’espressione artistica di un’anima tormentata e vivida. Ecco, allora, la “Don Tonino Bello” sopravvivere a dispetto della marginalità, perentorio contorno del suo difficile ambiente, e ad onta della crisi economica, sul cui piano però la scuola non cerca i motivi di una legittima frustrazione ma trova le coordinate di un’opportuna rivendicazione di diritti. Ed eccola, rannuvolata e tersa, precaria e salda ad un tempo, la “Don Tonino Bello”, rispondere all’appello nominale, nell’anno delle iniziative per il ventennale della morte dell’indimenticato vescovo; e mietere riconoscimenti e gratificazioni ovunque, e in ogni disciplina. È un turbinio di pensieri confusi, di emozioni in controluce, tutto in una serata. Parla Rosaria Giannetto, dirigente reggente. Empatiche e coinvolgenti, le sue parole tradiscono l’affetto sincero maturato in un anno definito “indimenticabile”, per l’istituto da lei così ben diretto, specie quando ricorda che “questa scuola, don Tonino l’avrebbe voluta così com’è, con i suoi tanti ragazzi con alle spalle situazioni difficili, e con docenti che non avendo scelto la scuola sotto casa, hanno deciso di continuare a insegnare nelle Frazioni”. Genitori, corpo docente e amministrativo, i collaboratori più stretti della preside, Carmela Aluisio, Anna Romita, l’instancabile Dora Cariello, tutti presenti. Compresi assessore e delegati-sindaco, Marianna Legista, Marida Milo Milo e Arcangelo Putignano, che spendono parole d’incondizionata stima per l’istituzione-scuola e per i tanti progetti posti in essere. Siedono, contigui, in un curioso fotogramma riassuntivo di un decennio, i prèsidi della “Don Tonino Bello”, Paciullo, Giannoccari e Giannetto, testimoni di una necessaria staffetta che è anche trama, racconto indelebile, benché frammentario, degli anni in cui le ideali aspirazioni si sono risolte in una problematica osmosi di contingenza economica ed emergenza educativa. Intanto, sul palcoscenico delle emozioni, mentre la pallida sfumatura del giorno si confonde ad un roseo sprazzo di tramonto, sale la delicata nota della preghiera Dammi, Signore, un’ala di riserva; il pianto commosso di un bimbo, che si accinge a rivolgere un pensiero a don Tonino, inumidisce gli occhi dei presenti; in scena vanno i piccoli dell’Infanzia di Mariotto, coppie di angeli con un’ala sola, teneramente abbracciati, in quella che è forse l’immagine evocativa più toccante della giornata. In fondo, la “Don Tonino Bello” è una scuola “con un’ala sola”, il cui volo spensierato e franco, libero da burocratici tormenti, dipenderà dal più affettuoso dei gesti, l’abbraccio, e da una provvidenziale ala di riserva…