Dal 24 maggio è disponibile nelle librerie italiane Nel labirinto di Westworld, raccolta di saggi firmati dalla redazione di Point Blank e a cura del direttore della rivista online Matteo Berardini. Il libro, disponibile anche in eBook, analizza e ripercorre la prima stagione della fortunata serie TV della HBO, in onda in Italia su Sky Atlantic, e ne sviscera i misteri, l’impatto sul pubblico e sulla storia della televisione, confrontandone il successo con altri prodotti come Il trono di spade.
Questo sarà il primo titolo della serie “CUT”, a cura di Berardini e della rinnovata casa editrice il Menocchio, finalmente alle prese con le edizioni cartacee grazie al legame con Intrecci Edizioni. La serie, promossa dall’Associazione Culturale “Doppio Sogno”, intende seguire un percorso di ri-letture dei prodotti cinematografici e televisivi contemporanei, e proseguirà con nuovi titoli.
Tanti gli autori del saggio: Eugenia Fattori, Rosario Gallone, Alessandro Gaudiano, Attilio Palmieri, Giorgio Sedona e il bitontino Domenico Saracino.
Saracino si è occupato del Capitolo V del libro “Mondi Complessi”, intervistando la giornalista e blogger Marina Pierri, e delle recensioni degli episodi 3 e 7 della prima stagione della serie.
Il giornalista bitontino è vicedirettore della testata “Primo Piano”, laureato in “Cinema, Televisione e Produzione Multimediale” all’Università di Roma Tre con una tesi sulle spinte moderniste nella New Hollywood, si è occupato principalmente del rapporto tra letteratura e cinema e della rappresentazione estetica della violenza sul grande schermo. ? vicepresidente di “Just Imagine“, Associazione Culturale che promuove la diffusione della cultura cinematografica. In qualità di redattore e critico collabora con le riviste di cinema «Point Blank» e «Uzak», oltre a «Il Sannio Quotidiano».
“Nel labirinto Westworld”
Nel terreno della fantascienza il confine tra verità e finzione si configura spesso come una barriera fragile, un limite ambiguo in cui ciò che è e ciò che sembra si mescolano in un’atmosfera di profonda incertezza.
Ma tra realtà e irrealtà non vige certo un rapporto di esclusiva opposizione, specie se entriamo nel campo dell’invenzione, della finzione intesa come creazione artistica atta a plasmare un mondo altro. Sono infinite le traiettorie del pensiero che nascono dal fatto che la finzione può nascondere in sé un principio di realtà, perché il regno del falso è da sempre il luogo in cui si afferma l’identità più profonda dell’essere. Cos’altro è la creazione, letteraria, cinematografica, videoludica, se non l’apoteosi della finzione, del virtuale, strumento principe di cui l’uomo si è armato per raggiungere una forma più o meno profonda di verità. Tutti gli apparati narrativi, più o meno interattivi, romanzati, sono accomunati da un gradiente di finzione che in qualche modo ci permette di dire qualcosa di più sul mondo e sulle persone che lo abitano. Per questo ciò che ci circonda è, in modi e limiti diversi, vero come la finzione.