Ci sarebbe una cordata di imprenditori veneti che produce auto elettriche in Cina, ma che è interessata a tornare in Italia, tra gli interessati allo stabilimento della ex Om Carrelli. Il progetto della L7, che la Tua Industries presentò alla Fiera del Levante nello scorso settembre, aggiungerebbe un nuovo modello al loro catalogo di auto già sul mercato. Dopo una prima fase, l’asta è ora nella fase dei rilanci. Nel frattempo la Task Force regionale per il lavoro, presieduta da Leo Caroli, si prepara ad incontrare altri due produttori di auto elettriche, affinchè illustrino i loro piani industriali e le loro volontà di investimento, in modo da valutare le ricadute in termini occupazionali, soprattutto per i 170 operai da tempo in attesa di ritornare a lavorare.
La base d’asta di 40mila euro, proposta dalla cordata veneta, ha riaperto le danze, evitando dunque che l’asta risultasse ancora una volta deserta. Ad oggi, infatti, era fissato il termine ultimo per la presentazione di offerte. Gli imprenditori, dopo aver valutato altri stabilimenti, a Piombino e Gioia Tauro, hanno indirizzato la loro attenzione sul capannone di viale delle Ortensie 33 a Modugno. Ma a farsi avanti ci sarebbe anche un’altra cordata di imprenditori che produce veicoli elettrici di nicchia e che potrebbe presentare in questi giorni un’altra offerta. Ci sarebbero poi imprenditori dell’Emilia-Romagna, che vogliono iniziare una produzione di autovetture.
E cosa ne è della pugliese “Ingegneria e Servizi”? L’azienda, che intende acquisire la proprietà della Tua Industries, subentrando al concordato fallimentare, accollandosi i debiti e riassumendo i lavoratori, sembrava essere più avanti di altre, stando alla proposta avanzata. Dietro “Ingegneria e Servizi” c’è la Gep (Global Elettrification Project), interessata ad allestire un sito per l’assemblaggio di componentistica per impianti energetici, aveva presentato una soluzione su cui dovrà pronunciarsi il giudice fallimentare di Torino, che sta seguendo la vicenda della Tua. L’interesse della società pugliese è per i soli lavoratori, in quanto altamente qualificati, con esperienza e capacità tecniche, dicendosi pronta ad assumerli tutti. Questo potrebbe riattivare per loro, senza reddito da mesi, la cassa integrazione. Ma finora piani industriali non sono stati presentati e non è stata messa a disposizione alcuna somma in denaro, motivo per cui, ad una è-mail inviata dai pugliesi al curatore fallimentare, per chiedere l’affitto del ramo d’azienda, e quindi degli operai, sarebbe stata data risposta negativa a causa della denuncia, da parte del curatore, di mancanza di garanzie. Tra l’altro, è di pochi giorni fa la notizia che, da un esame dei libri contabili, i conti dell’azienda pugliese risulterebbero in rosso.
Sempre a livello di manifestazioni di interesse poi ci sarebbero i pugliesi della Carmosino Industries, interessati a rilevare parte dello stabilimento e cinquanta operai per produrre carrozzerie per autorimorchi. Ci sarebbe una cordata capeggiata dalla Carton Pack, interessata all’immobile per avviare un’attività di riciclaggio della carta. Sarebbero 90 gli operai assunti in questo caso.
La Regione Puglia, quindi, si dice pronta a liquidare la cassa integrazione in deroga. Ma occorre, a tal fine, che gli investitori mettano la curatela fallimentare nelle condizioni di avviare il procedimento.
Nell’attesa che qualcosa si concretizzi realmente, i lavoratori continuano a manifestare e a chiedere rispetto: «170 famiglie meritano rispetto e un lavoro. Ricollocazione!».
Sulla questione, all’inizio di maggio, anche il consigliere regionale Domenico Damascelli è intervenuto, sollecitando la Regione Puglia a risolvere la vertenza.