“Gerusalem, Gerusalem, spogliati della tua tristezza. Gerusalem, Gerusalem, canta e danza al tuo Signor”. Con il canto in lode a Dio e i concilianti abbracci tra i parrocchiani di Maria SS. ma Immacolata, si è chiusa l’altro ieri sera a Palombaio, presso la Casa dei SS. Sposi, dimora dei missionari stimmatini, la celebrazione del Seder Pesach, la Cena Ebraica che introduce la Pasqua del Passaggio. Padre Fulvio Procino, officiante, ha scandito i momenti salienti della storia del popolo ebraico, l’affrancamento dalla cattività d’Egitto e l’Esodo verso la Terra Promessa. La liturgia della riconciliazione, celebrata nella suggestiva cappella sotterranea con il canto del Figliol prodigo, la lettura di Geremia, del Salmo 94 e dell’Evangelo lucano, è stata il viatico per la Cena, vero e proprio rituale di gesti antichi che ancora oggi è ripetuto dagli ebrei in tutto il mondo, alla vigilia di Nisan, il mese ebraico di trenta giorni tra Marzo e Aprile. Illuminati dagli scintillìi della Menorah (il candelabro dalle sette fiamme) posta al centro della grande tavolata, i commensali hanno ascoltato le esortazioni del “Rabbì”, la narrazione dell’Esodo e l’emozionante Salmo 23, cantato in ebraico, prima di intingere le erbe amare nel succo di limone e nella melata salsa dell’Haroset, mangiare l’agnello e l’uovo sodo e bere il vino versato per cinque volte nei calici. Ogni cenno, ogni rispettoso gesto di tutti e quattro i momenti della cena, Qaddes (consacrazione), Yahas (divisione delle Azzime), Birkat Ha-Mazon (benedizione del pasto), Hallel (invito alla lode) s’è accompagnato alla preghiera e a momenti di riflessione interiore. Infine, il congedo degli astanti, tra calorose strette di mano. Dopo due anni di vacatio, Palombaio rinnova, mercé il dinamismo di Padre Fulvio e dei suoi parrocchiani, il rito della Cena ebraica quale momento di comunione che va ben oltre l’osservanza pedissequa del protocollo liturgico e le sfumature del folklore religioso. L’occasione per nutrire di speranza un messaggio di pace ecumenica può nascondersi anche dietro un semplice atto d’amore e convivialità. Sta forse in questa involontarietà il compito educativo della funzione sacra.