Forse è vero: il Caso è Dio quando, birbo, non si vuole firmare. Prendiamo l’ultimo atto della vita, tormentata e bellissima come tante, di Saverio Granieri, la “uàrdie” per eccellenza, uno che dava sicurezza ai cittadini sin dal primo sguardo. Dopo aver lottato con esemplare dignità contro la brutta Bestia, ha chiuso gli occhi qualche ora dopo che la Desolata aveva fatto rientro in chiesa, quella immagine sacra che lui, in alta uniforme, aveva con somma venerazione scortato per anni. Ieri, in coda alla cerimonia funebre di estremo commiato al vigile, ha preso parola il maggiore Gaetano Paciullo che così ha ricordato l’amico e collega: “Era il simbolo dell’attaccamento al territorio e alla città tutta, era sempre a disposizione per tutti. Era l’uomo della parola, colui che col dialogo sapeva dirimere qualsiasi questione. Era una persona positiva e solare. Ha insegnato tanto a tutti quanti noi colleghi più giovani”. E il pianto ha sopraffatto con affettuosa commozione l’ultima frase del comandante. Poi, l’uscita della bara dalla Chiesa di San Francesco di Paola è stata salutata dalle tre famiglie di Granieri: le lacrime di chi lo avrà per sempre caro, le dolenti sirene delle auto della Polizia municipale, un cagnolino che ha abbaiato di nostalgia due volte, non di più, come a sussurrare: “Ciao, Saverio, ci rivediamo in un mondo migliore”.