Abbiamo già raccontato, sia su questo portale telematico, sia nell’edizione cartacea, la storia della Divania, l’azienda una volta leader della produzione di divani, che esportava in tutto il mondo, fatturava 70 milioni di euro l’anno e dava lavoro a 430 operai.
Già, 430. Un numero altissimo di lavoratori erano impiegati nell’ormai rudere sulla Sp231. Ed è proprio su di loro che si intende qui concentrare l’attenzione. Perché l’intera vicenda, oltre ad aver danneggiato Francesco Saverio Parisi, patron dell’azienda, è stata un macigno sulle spalle di lavoratori incolpevoli. Lavoratori che, in più occasioni, hanno manifestato e protestato per far sentire nelle sedi competenti anche la loro voce. Si sono persino costituiti parte civile nel processo per bancarotta fraudolenta contro l’istituto bancario Unicredit, di cui il 23 marzo è prevista un’udienza. Il giudice deciderà se rinviare o meno a giudizio i responsabili della Unicredit, tra cui gli ex amministratori delegati Alessandro Profumo e Federico Ghizzoni. Viene contestato il reato di concorso in bancarotta fraudolenta per avere causato il dissesto dell’azienda Divania, conducendola al fallimento nel giugno del 2011. Secondo l’accusa gli imputati avrebbero indotto Parisi a compiere operazioni dolose su derivati, distraendo grandi quantità di denaro dai conti correnti dell’azienda tessile, a vantaggio di Unicredit, attraverso investimenti in contratti rischiosissimi che poi avrebbero causato il dissesto della società.
I lavoratori sono assistiti Dal segretario generale della Filca-Cisl Antonio Delle Noci, da noi intervistato per far luce sulla loro situazione. Per conto del sindacato, ha concesso loro il patrocinio gratuito: «Siamo l’unica sigla sindacale ad averlo fatto».
«Le banche dovrebbero sostenere le imprese e non aiutarle a fallire come è stato fatto con la Divania e con Parisi, che è stato indotto al fallimento» sostiene il legale, che promette che sia lui che il sindacato continueranno a combattere al fianco di chi ha perso il lavoro fino alla fine: «Dopo anni di distanza, ancora oggi, persistono problemi seri su di loro. C’è chi ha perso la casa che stava pagando con il mutuo, chi fa fatica a trovare altri impieghi, chi fa lavori saltuari per sbarcare il lunario. Qualcuno ha avuto la fortuna di trovare un altro lavoro».
Tutto questo, spiega, a causa della condotta illecita della Unicredit: «Si è appropriata indebitamente di 180 milioni di euro, tolti dai conti bancari senza autorizzazione, dopo aver indotto Parisi all’acquisto di strumenti finanziari che hanno finito con il danneggiare la situazione economica della Divania. Comportamento che ora è in diminuzione, fortunatamente, ma che, all’epoca, era frequente da parte delle banche. La Guardia di Finanza dice esattamente quel che afferma Parisi».
Il 23 marzo, dunque, si deciderà il futuro dell’azienda. In caso di vittoria, rivela il segretario, Parisi avrebbe manifestato la volontà di tornare in attività, anche se ormai non con i numeri di un tempo. Riassumendo alcuni di quei 430 lavoratori.
Una sorta di lotta tra Davide (Parisi e i lavoratori) e Golia (l’Unicredit e l’alta finanza) che, per il sindacalista è molto difficile vincere.
«Sappiamo che è difficile lottare contro i poteri forti, ma riteniamo di doverlo fare per aiutare i lavoratori e lo stesso Parisi. Anche se è difficile vincere contro gente come Profumo, è necessaria una forte presa di posizione» conclude Delle Noci.